Non è solo il silenzio a bussare continuo visioni a vasto raggio e cerchi di luna sventagli aperti come magnolie
ascolto quel suono che da dentro risponde a me sola dell’alfabeto le lettere liscia con dente di serpente
sapessi altro alfabeto, amore parlerei ancora assieme alla tua sponda.
da CON CANDIDE MANI,
di Anna Lombardo,
Proget edizioni, 2020
Sarà la nuova raccolta di Anna Lombardo ad inaugurare il ciclo di incontri mensili di Exosphere dedicati alla poesia e alla vita che ci scorre dentro (anche e soprattutto) nell’era della pandemia. “Non è solo il silenzio“, uno dei versi della poesia di Lombardo, dà titolo a tutta la collana d’incontri on line che partiranno sabato 20 marzo, dalle ore 17.30 fino alle 18.30.
Con la poetessa, ci saranno, ospiti d’onore, a raccontare dello stato della poesia civile e della poesia femminile nel nostro territorio: Valeria Raimondi (Movimenti dal Sottosuolo, Brescia), Anna Maria Robustelli (Casa delle donne, Roma) e Antonella Bontae (Premio Donna e Poesia, Roma). Accompagneranno le riflessioni delle ospiti, Gabriella Gianfelici e Simonetta Sambiase due delle tre fondatrici di Exosphere, l’associazione che organizza l’evento in collaborazione con la storica cooperativa CCPMC di Reggio Emilia, nella cui saletta civica si ospita il fondo librario di Exosphere. I saluti dell’incontro, saranno affidati alla presidente della Cooperativa, Roberta Pavarini.
Gli appuntamenti futuri:
17 APRILE 17.30
Incontro con la poesia inedita di Lucianna Argentino
Con interventi e testi di Paola d’Agnese, Moussia Fantoli, Fiorenza Mormile
22 MAGGIO 17.30
Simona Miceli (sociologa dei processi culturali) presenta il suo libro “UN POSTO NEL MONDO”, Donne
migranti e pratiche di scrittura.
Intervengono: Anna Fresu, Christiana de Caldas Brito, Pina Piccolo, Rahna Nur
12 GIUGNO 17.30
“Con la parola scritta non si è mai soli…”, storia di un laboratorio online e dei racconti scaturiti da questa
esperienza. Ne parleranno tutt* i partecipanti insieme a Maria Musik (critica letteraria e scrittrice) e la
conduttrice del laboratorio Gabriella Gianfelici.
Partecipanti: Massimo Cappuccini, Fiorenza Morselli, Giorgia Sassi, Paola Masselli, Addolorata Esposito,
Maria Presciutti, Adriana Rotili, Francesca Vancheri.
Esiste una vivace discussione su come si debbano collocare i contenuti civili o sociali dentro l’ispirazione poetica. Può e deve il prodotto lirico esprimere un nuovo antagonismo sociale e lanciare un grido di allarme convincente all’umanità sfruttata? E’ in grado di cogliere la mutazione radicale del panorama sociale e del mondo del lavoro?
dalla prefazione di La nostra classe sepolta, antologia dedicata ai mondi del lavoro, curata da Valeria Raimondi
Domenica 17 novembre, alle ore 10.30,
la curatrice della raccolta “La nostra classe sepolta”, Valeria Raimondi, insieme alla prefatrice Eliana Como, dialogherà insieme al pubblico di Reggio Emilia, durante l’evento di ” Le lamiere del capannone dipinte di blu”, presso la sala civica della Cooperativa case popolari di Coviolo e Mancasale di via Selo; l’evento è organizzato dall’associazione Exosphere.
eppure si corre in un tempo impreciso lungo verdi declivi sotto i cieli d’aprile o si fugge come lepre inseguita senza colpa né pena e si sale la china che inghiotte la lepre e la notte o si scende dal colle fino all’acqua più chiara dove dolce si accuccia la luna e si scivola piano nell’onda poi si emerge, la corsa riprende come bimbo orgoglioso che casca stringe i denti e non piange.
VALERIA RAIMONDI
***
OMBRA DI UN GATTO
in memoria di Eugénio de Andrade
Come si nota la vecchiaia di un gatto? Nel caso di Barnabé, la risposta è semplice: ha praticamente smesso di attaccarmi (era il suo sport preferito, tra le sei di sera e le due della mattina), il pelo sta perdendo spessore ed è molto più magro. I gesti, come in qualsiasi vecchiaia, sono diventati lenti e distanziati. Sono anche appannati, in una tristezza muta, gli occhi che da quindici anni mi accompagnano.
Spero, amico gatto, che questa non sia l’ultima estate che passiamo insieme. Anch’io sono ora un turbinio di capelli canuti e di rughe brevi, sparsi su un volto fiacco. Forse mi appartiene, di pie-no diritto, l’ora di questa terribile domanda: «Per quanto tempo potremo amarli, i suddetti giovani, senza offenderli?». Mi piaceva parlarti di un’altra questione, di trovare un tema diverso per la poesia di cui non sono più capace. La mia mano poggia sulla tua schiena esausta, mentre la notte ci cir-conda. Che si fotta e rifotta la letteratura.
Manuel De Freitas
MANUEL DE FREITAS
(c) Elle Hanley
da LE LINEE DI UNA MANO
***
e il fiorire degli alberi va all’indietro
silenzi inquieti come lepri sparse nel vuoto
sparso alfabeto era il clima dell’infanzia
di stoffa un bruco la bambola seduta a fissare
corse giù in discesa senza fine senza dove
l’intreccio di un albero delle formiche
l’enigma l’antico egitto dei piccoli affari
scovarne lingua casa l’ostinzione imparare
la solitudine del grano l’inchino del suo respiro.
e se la terra
se la terra si pacca delle parole la sutura.
VERONICA TINNIRELLO
***
UN GATTO PIù UN GATTO
Un gatto più un gatto fa due gatti
un gatto meno un gatto fa un gatto andato via
speriamo che torni presto
che non si perda
che non si faccia male
che per strada stia attento a non attraversare
che trovi sui tetti la strada per tornare
che torni a casa prima di sera
con la sua bella coda dritta come una coda disegnata.
oppure i cani?/ are you a cat person or a dog person?
Nessuno dei due. Preferisco i conigli. Neither. I’m a
rabbit person.
( Sophie Curzon-Siggers, da Autoritratto con le pinne)
Due leggere poesie feline da due partecipanti alle letture di “Se mi date orecchio” al Mauriziano di Reggio Emilia, in occasione del 541 anniversario della nascita di Ludovico Ariosto.
FILMISHA
di Marcello Casarini
(la Misha, gatta vorace che mangia tutto, ha scoperto
una pellicola del superotto e cerca di mangiarlo)
misha micinefila
filmiagoli felice quando
scopri una razione
di ventiquattro fotogrammi
fìlmici filmìci
che tu divori in un secondo:
oggi hai assaporato
un nuovo mondo
il cinema e il suo gusto
e la verità dell’artificio
per me invece con te
ogni giorno è un cinemicio.
da DEBITO IL TEMPO
di Valeria Raimondi
eppure si corre in un tempo impreciso
lungo verdi declivi sotto i cieli d’aprile
o si fugge come lepre inseguita senza colpa né pena
e si sale la china che inghiotte la lepre e la notte
o si scende dal colle fino all’acqua più chiara
dove dolce si accuccia la luna e si scivola piano nell’onda
poi si emerge, la corsa riprende
come bimbo orgoglioso che casca stringe i denti
e non piange
L’otto settembre riapre per un giorno il Mauriziano,
a Reggio Emilia,
in onore di Ludovico Ariosto
(Reggio Emilia 8 settembre 1474 – Ferrara 6 luglio 1533).
(due stralci dalla presentazione )
LA FORMA DORMIENTE
…..
Qui, nei luoghi dell’Ariosto, torna a dimorare la poesia. Si torna nelle sale, a coniugare i due verbi del leggere e dello scrivere in modi passati e futuri ed imperativi, si ritorna alla poesia costante, militante, uno spazio d’ossimoro instabile e stabile costruito sulla scrittura ma ancor di più sulla lettura.
… Stasera la lettura di dodici autori\autrici, ricettori ed emittenti assieme, conciliatori della propria narrazione interiore insieme alla costruzione collettiva della divulgazione poetica, dodici autori e autrici immersi in lavori di associazioni, blog, contaminazioni di musica e poesia, riviste culturali cartacee o digitali, dove vive il nuovo e il lontano della poesia, il tradotto e il classico, la ricerca e il metro, segnando in verde (mai in rosso) la costruzione della cultura sulla via Emilia. In estensione di passaggi critici non logici ma emotivi, la poesia come esistenza\presenza di valori altri, al di là del “vivere modernamente futile” (e perché no?) “a basso costo emozionale” così ben scritto in quel “spegnete il cervello” stampato sulla confezione dei wafer della Nestlè che troviamo oggi e ora nel supermercato, destinato ai “così tanti stressati dalla vita moderna” o peggio ancora alla ricerca di persuasione dei nostri figli. In direzione contraria, insieme al buon senso, c’è l’arte. E c’è l’emozione di una\due\tanta arte poetica, la casa comune e pubblica del cervello acceso, pensante di realtà e del rimosso. Segnali e forma di vita umana mai in unica voce, che dal privato entrano nel pubblico, in eco collettivo difficilmente commerciabile come modello esportabile a prezzo contenuto. Parte grande della poesia diventa allora resistenza e risorsa dello spirito, l’occhio dormiente (Jolanda Insana) che ancora sogna “la vita nella vita“, lo “stupore in stupore”, quel ritrovarsi negli stessi sentimenti dei versi di ogni parte del mondo e di essi nutrirsi, quel giro del mondo di parole, di cartigli di suoni alfabetici e partiture per collettive scritture, raccontando anche la storia che ci circonda, ma con lo sguardo di chi vive nell’ultima regione vergine del mondo. L’occhio dormiente che si sveglia e dona una vita in più.
E’ stata una donna , Emmy Werner, a scardinare le teorie deterministiche, ed è stato Garmery a creare il termine resilienza, definendo “ per la prima volta con questo termine il processo attraverso cui determinate persone riescono a superare situazioni di disagio anche molto gravi. I successivi studi hanno ampliato il concetto, affermando che la resilienza è possibile non soltanto da parte di singole persone ma anche da gruppi e comunità” (Bianca Pileri) . Scardinare ogni stereotipo depositario di sofferenze e ingiustizie, sabotare la stasi dell’accidia verso il conformismo deterministico. Pochissime parole, ma tutte dedicate alla giornata delle donne, che è ben diversa dalla sua commercializzazione di “festa della donna”. E’ questa una giornata per evidenziare tutti gli sfavori dedicati al genere femminile, senza paura di attraversare il percorso sociale di parità (di carriera e di parità economica in primis, visto il clima di povertà che aleggia nel mondo del lavoro italiano), lasciando per un attimo fuori ogni altro fattore. Dedicato a chi ogni giorno trasforma un mondo di disagio familiare, sociale ed economico in un processo di cambiamento positivo, attraversando i fuochi di vari inferni per costruire ponti verso realtà terrene di speciale normalità ed equilibrio, e tenendo intatto il mondo, tutto sommato.
SIMIN BEHBAHANI
(detta La Leonessa, poetessa iraniana)
TI RICOSTRUIRO’ DI NUOVO, MIA PATRIA
Ti ricostruirò di nuovo, mia patria
anche con mattone della mia vita
ti appoggerò sulla colonna
colonna fatta con le mie ossa
ancora ti racconterò dei fiori
per i tuoi giovani
ancora diventeremo sangue per te
e diluvio con le nostre lacrime
Se sarò morta da cento anni
mi alzerò in piedi dalla sepoltura
per combattere i tuoi malevoli
se sono vecchia oggi
avendo possibilità di imparare
comincerò la gioventù
insieme con i giovani.
CARMEN YANEZ
(Cilena, scampata rocambolescamente alla morte dalla polizia politica di Pinochet, moglie di Luis Sepúlveda)
VIAGGIO
Di notte si inventano
corsieri di sogni.
Il corpo e l’anima
si ormeggiano facilmente
alla coda dei treni taciturni.
DONNA
Quanto hai dato donna:
secoli di luce
che non hanno riflesso le coscienze
ingoiate da abissi di silenzio.
E quanto ancora:
radici per contenere la terra
velluto d’amore
una spiga per toccare il cielo
fertili semi di coraggio
per un mondo abitato dalla guerra.
E quanto ancora.
Dai tuoi occhi
albe e nebbie,
revisione del giudizio
nella speranza dei fiori.
Piccola di piccole cose
recuperate dall’infanzia
nella scrittura dei sogni.
E quanto ancora.
Foglie che coprono il pudore dell’universo
laghi generosi di acque vergini
spessore del segreto
delle profonde radici del tuo tempo.
Quanto autunno
inondando la terra
e un colore crepuscolare
nella corteccia.
TULLIA D’ARAGONA
(Ferrarese, figlia di una cortigiana, in uno dei suoi sonetti più famosi, a Bernarndo Ochino, dove la poeta cinquecentesca si ribella contro la misoginia del riformatore cappuccino)
XXXV.
A Bernardo Ochino
Bernardo, ben potea bastarvi averne
co ‘l dolce dir, ch’a voi natura infonde,
qui dove ‘l re de fiumi ha più chiare onde,
acceso i cuori a le sante opre eterne;
che se pur sono in voi pure l’interne
voglie, e la vita al vestir corrisponde,
non uom di frale carne e d’ossa immonde,
ma sete un voi de le schiere superne.
Or le finte apparenze, e ‘l ballo, e ‘l suono,
chiesti dal tempo e da l’antica usanza,
a che così da voi vietati sono?
Non fora santità, fora arroganza
torre il libero arbitrio, il maggior dono
che Dio ne diè ne la primiera stanza.
(c Loredana D’Argenio
ANGYE GAONA
(Colombiana, attivista per i diritti umani, arrestata dalla polizia e tenuta in carcere per sei mesi senza prove)
L’APPELLO
Attenzione, Signori: non c’è più casa.
Solo questa: quella che vedono e calpestano.
Non c’è più,
venite tutti a vedere.
Avvicinate orecchio e cuore alla Terra,
considerate, Signori, il peso dell’età
duecentocinquantamila anni, e guardate:
non c’è più casa.
Che cosa farete?
Presumibilmente:
siederete su le corone,
rovescerete i calcoli,
cuocerete il cancro
nei forni del governo.
Il fumo che ascende,
arrogante e rapace,
è sufficiente a dare la notizia:
la rovina è nell’aria.
Direte: la borsa, il crollo…
In quel momento sentirete:
Viene l’hums, giunge
Il muschio a fecondare
questo ovulo che galleggia!
In quel momento, Signori, vedrete:
la Terra senza artifici,
senza rivestimento né controllo,
la Terra che a suo modo vi ripeterà:
non c’è più casa,
avanzando sopra le scuse,
sopra i bilanci, sopra i guadagni,
obbligando il proprio ordine verde e celeste
a prendere la casa
e a porre ogni cosa
al suo posto.
Per non spegnere l’attenzione sulla vicenda della poeta cilena, Valeria Raimondi ha dedicato una sua composizione, che qui ospitiamo
ANGYE GAONA, COLPEVOLE DI POESIA
Avevo solo le mie parole.
Ma le mie parole fendevano il ventre molle del potere,
allora mi cucirono le labbra, mi vestirono delle loro colpe infami e dei loro abiti lerci.
Avevo solo le mie parole, leggère
ma le mie parole facevano troppo rumore, come sogni colorati, e coprivano i loro spari
quindi le imprigionarono dentro mura mute affinché altri non sognassero con me.
Avevo solo le mie parole, crude
puntate sulla loro vergogna
e le mie parole squarciavano il velo osceno,
e fu allora che tagliarono la mano che impugnava la lama.
Avevo solo le mie parole, appena nate
che si alzavano in volo nella loro fetida aria
e allora mi tolsero l’aria,
mi rinchiusero affinché respirassi la loro.
Avevo solo i miei versi, liberi,
e la mia verità si aggrappava come edera ai loro piedi piantati nel fango
e divenni dunque la più forte delle minacce
e misero a tacere me, la libertà e la poesia.
Avevo solo le mie parole innocenti, di poeta, di donna
ma poiché la poesia urla nel silenzio assordante
e come una donna può partorire figli e seppellire i morti ,
delle mie parole ebbero infine così folle paura
che fui detta “colpevole” e vollero ricacciarmele in gola.
Ma non posso ancora tacere.
Ho solo le mie parole, fatele vostre.
Perché si sappia di che stavo parlando.
Perché ho sempre detto solo ciò che da qui ho potuto vedere.
Valeria Raimondi
(c) Mira Hnatyshyn
FADWA TUQUAN
(Palestinese, ha cantato la sofferenza del suo popolo)
SOSPIRI DAVANTI ALLO SPORTELLO DEI PERMESSI
Fermarmi sul ponte a mendicare un permesso!
Ahimè! Mendicare, sì, un permesso di attraversata!
Soffocare, perdere il fiato
nel caldo del mezzodì!
Sette ore di attesa…
Ahi! Chi ha rotto le ali del tempo?
Chi ha paralizzato le gambe al giorno?
Il caldo mi flagella la fronte
e il sudore mi colma gli occhi di sale.
Ahimè!
Migliaia di occhi
sono fissi con calorosa ansia
allo sportello dei permessi;
sono specchi di angoscia,
titoli di ansia e di pazienza.
Ahimè! Mendicare un permesso
!E la voce di un militante straniero
scoppia furiosa come uno schiaffo
sul volto della folla:
«Arabi…Disordine…Cani!
Tornate indietro!
Non venite vicino al cancello!
Indietro!…Cani!…»
Una mano sbatte con rabbia lo sportello dei permessi,
chiudendo ogni possibilità,
in fronte alla folla che preme.
Umiliata la mia umanità,
pieno di amarezza il mio cuore
e il mio sangue è tutto veleno e fuoco!
«Arabi! Disordine! Cani!»
O santa vendetta del mio popolo offeso!
Ormai ho solo da attendere,
ma il momento giungerà…
il momento della giustizia e della vendetta!
FUGA
Hai odiato la realtà della gente
e ti sei tuffata con l’immaginazione
nel mondo della fantasia;
vivi soltanto di visioni, di sogno, di ombre;
figlia della fantasia, quando esci
da questo mondo immaginario?
Svegliati, ti è bastato
questo viaggio fantastico
nel miraggio del deserto.
Tu vivi perduta nel mondo dei sogni
in un orizzonte remoto e strano
e riempi la tua anima prigioniera
del canto nostalgico e desioso dell’esule.
tu vivi con la fantasia fuori dal mondo
superando il corso delle stelle
e penetrando
nell’immensità misteriosa dell’infinito
Non appartieni a questa terra.
Perché vuoi proiettarti in alto, fuori di essa?
Ti ha forse spaventata il sangue che si sparge
sulla terra e la tirannia dei forti
che opprimono i deboli e i grandi disastri?
Ti ha spaventata la durezza della vita
e la lotta fra gli uomini?
In chiusura una piccola poesia di sostegno della poeta siciliana Laura La Sala.
Le donne Libanesi
nun vanno dall’estetista
nè dal parrucchiere
coperto è il viso
il grido è negli occhi
e il burca fino ai piedi
Le ragazze dell’Islam
non vanno in discoteca
seguono le madri,
nè conservatorio
coltivano e mangiano radici
Non cè un calendario di festività
patiscono la guerra
come la fame e il giorno,
che forse non verrà
Le donne Nigeriane
amano i loro figli
che sanno di petrolio, conflitto,
L’occidente che non è mai contento.
Sotto quel velo c’è un colpo di mortaio
e musica rok di bombe a domicilio
Distrutti dalla guerra
con il morale a terra
ora anche i bambini
si chiama assassini
con mitra e bombe a mano
questa è la loro scuola.
La donne dell’islam
Turchi Isdrailiti
Curdi Pakistani
con gli occhi nel terrore,
amano senza velo
Valeria Raimondi sceglie la parte “femmina” del tempo della nostra vita, mai svolto o passato come segno di stagione stabile, equilibrio di giorni e emozioni. Il suo tempo è un altro: E’ il tempo dei cicloni e dei vortici, sentimentali e razionali insieme, in un ossimoro di passione esatta e crudele raziocino che deraglia verso la pienezza della vita. Le poesie che compongono il libro Debito il tempo (vincitore del premio Eros e Kairos 2014), sono figlie di “uno stupore che si ammanta di abbondanza”; esse sono scritte per accompagnare quel sentimento impossibile da domare di (r)esistere alla vita del cuore, anche quando appare lontana, anche se a volte appare ostile. E’ il debito che nessun tempo paga e va sempre affrontato, in una guerra alla rassegnazione che segna in rosso le sconfitte meritandosi lo stupore dell’’azzurro delle piccole o grandi vittorie. Nella…