Sguardi a occidente da lei a lui un orizzonte- Simonetta Met Sambiase e Gassid Mohammed

Lo sguardo ad Occidente
donna\uomo
bassa\alto
croce\mezzaluna
amica\amico
Paese\luogo
dalla dimora ospitale di Carte Sensibili. Buona lettura.

 

golem femmina

CARTESENSIBILI

jarek kubicki -rumors about angels

jarek kubicki -rumors about angels

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SGUARDO D’OCCIDENTE – Lei…

la televisione e i programmi di cucina – le librerie che chiudono
la doppia morale – l’ombrellone in cantina
l’indignazione per i fatti di cronaca – il menefreghismo sui diritti civili
i sindacati ammanigliati – i politici tutti corrotti
la saggezza dei vecchi – il suv dei nipoti
la casa pulita – la strada sporca
la cacca del cane nel parco – l’ovetto estraibile nelle city car
piazza Dante, via Dante, largo Dante – piazza Roma, via Roma, largo Roma
i distributori automatici di sigarette – i gratta e vinci dal tabaccaio
la spesa domenicale – le malattie del lunedì mattina
I vicini – la delega alla riunione condominiale
la domenica sportiva – i quotidiani sportivi del lunedì
la messa a Natale – il picnic di Ferragosto
il sottocosto di MediaWord – il nuovo modello dell’Iphone
il parrucchiere al sabato…

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Sono cattive le donne che odiano le donne

foto di Pakayla Biehn
foto di Pakayla Biehn

L’ennesima discussione arriva da fra due donne e un uomo di (minimo) potere. Una dice all’altra che lei non festeggia l’Otto marzo perché non è femminista e che queste sono balle, e nel frattempo, piega una spalla verso il basso e gira l’occhio verso l’uomo, che tutto sommato, sta ascoltando. L’altra invece femminista lo è e  vuole continuare ad essere\esserlo nel rumore dei suoi pensieri che variano e che sono pronti ad essere versati nella conversazione ma tacciono nel rispetto della libera scelta. Eppure anche questo non festeggiare il Woman’s Day è un luogo comune ed è ridicolmente pericoloso per il genere femminile. Che donna sceglie l’autodafé della sottovalutazione perfino in una banalissima discussione ad un bar? Eccola lì, è lei che continua a straparlare per stereotipi negativi del suo stesso genere. Eccola lì la donna che odia le donne che non sono lei, le altre con la a minuscola e spregiativa,  quelle “femministe” che di abbassare le spalle per girare graziosamente il collo verso un qualsiasi uomo proprio non ci pensano a meno che l’uomo in questione non sia un gran bel pezzo di manzo. L’altra – la spregevole femminista rompicoglioni insomma – sta guardando ora  l’orologio e valutando se partire a ricordare alla principessina rosa che se è lì ferma a parlare e non è chiusa a casa a far da mangiare al marito e al suocero è perché viviamo in tempi di (quasi) dignità paritaria. Altro che il silenzioso pensare della stanza per sé non siamo nemmeno nel pietismo lombrosiano delle Case del sole, siamo all’ennesima rappresentazione teatrale del tentativo di seduzione come arma di riconoscimento umano.  E’ l’ennesima volta in cui una donna dimentica che se è fuori di casa in un bar in pausa pranzo da un lavoro che le è stato permesso fare con un diploma che le è stato permesso prendere con una macchina che le è stato permesso guidare che le è stato permesso l’ingresso in qualsiasi luogo voglia entrare, se non è stata abbandonata né ripudiata perché sterile, se non è stata mutilata di parte dei suoi genitali perché in questo Paese è vietato, se c’è una nuova legge che cerca di proteggerla dal finire ammazzata senza pietà da un uomo, è perché un’altra donna glielo ha regalato. Regalare è un verbo a vita persa: quello che ti do non è più mio, perdo in quello che ti do qualcosa di me stessa perché tu ti arricchisca con qualcosa di mio. Non si regala per imporre la gratitudine (come nel dramma eduardiano de “Io l’Erede”) ma per lasciare il ricordo di se. Ma certe donne non ricordano, non rispettano, predano come i peggiori accattoni del potere, come in uno stato di guerra continuo in cui il bottino è la realizzazione di un qualcosa PER SE attraverso non la strada della dignità meritocratica (una mulattiera sul Tibet forse è meno faticosa lo si sa bene e non lo si nega ) ma sul solito sentiero che porta alla stanza dell’odalisca, che del resto è sempre  agevolmente frequentato   da che il mondo ha visto il predominio del patriarcato.  “Le donne che odiano le donne sono cattive” scrive Tiziana Maiolo andando però dura anche lei a togliersi sassi e travi dalle scarpe con altre donne. Ma se la Maiolo avesse ragione o no a mettere i panni sporchi della redazione femminile del Manifesto in un suo libro (Donne che odiano le donne) non è la forma di giudizio. La ragione è quella del mettere sul muro\al muro  il disinteresse di una parte contro l’altra del genere femminile. Gli uomini fanno le guerre per occupare un unico spazio ma si coalizzano e si spalleggiano, le donne cosa fanno? “Dopo aver preso coscienza di sé è necessario prendere coscienza delle altre donne diverse da noi, magari per età, per provenienza, per classe sociale, per esperienze di vita e di pensiero – scrive sul blog Femminile Plurale Laura Capuzzo – Il disinteresse per le altre e gli altri più o meno vicini a noi che è funzionale al sistema e al suo prosperare e impedisce quella che a Paestum è stata chiamata la rivoluzione necessaria permanente. Anche per questo è indispensabile essere femminista oggi, per mantenere viva quella tensione al cambiamento che si rende possibile solo con la relazione con le altre, con il confronto, con la condivisione di pratiche, di saperi, di esperienze e di vita”. Confronto: sostantivo astratto, singolare e maschile. Come si confrontano le donne? Non è possibile quantificare né qualificare una risposta. Non è possibile utilizzare una misurazione né politica né filosofica. L’analisi comunicativa si svolgerebbe sulla “categoria femminile” con il rischio di generare dati rigidi; l’esegesi semantica è un’esagerazione ma il dato significativo sulla domanda del perché (certe) donne odiano (tutte le) donne è nella sottovalutazione del proprio ruolo sociale o nella pigrizia nell’intraprendere un cammino di autodeterminazione? Vittimismo masochistico vs incapacità personale e culturale? Ridurre in questi punti la capacità di condizionare la conoscenza del proprio Sè al di fuori del genere è una semplificazione così elementare che neppure in forma sottilissima si può accettare di dialogare: eppure se il confronto non va oltre un ruolo di maschera tradizionale allora la resistenza di questi punti non si è mai raffreddata?

Decostruzione – lo svuotamento degli stereotipi

Primo comandamento stereotipato
1) Tu mi salverai, oh donna!

***

Maria Giulia Bernardi
Maria Giulia Bernardi

Dell’imposizione della salvezza dell’uomo alla donna crocerossina e madonnadellegrazie, avevamo creato insieme ai 100Thousand poets for change un incontro lo scorso marzo all’interno di “Voci salve”. La donna salvifica opposta alla donna autodeterminatasi è un pilastro della società patriarcale. Salvami o donna da ogni impegno familiare, mettiti a fare la serva, bada a tutto tu che sei così brava, sacrificati perché sei tu la mia salvezza e via col tango (Ultimo tango a Parigi, sarà citato alla fine del post). stereotipi1

Ritorno a scrivere (sul Golem) di questo stereotipo perché sto ritrovando nel quotidiano il suo uso da parte di attempati signori, che dopo aver divorziato dalle mogli (fatto personale e giustissimo, al cuor non si comanda) per giustificare la presenza nel loro nuovo letto di giovanissime ragazzette usano queste benedizioni “Giusy mi ha salvato, stavo andando alla deriva” o “da quando ho conosciuto Michela mi son rimesso al mondo”. Or dunque, a questo mondo è tutto concesso perché il suo fine ultimo è essere salvati da una giovanissima crocerossina dell’anima ? Poveri uomini di mezza età, soprattutto benestanti, così spersi nel naufragio del mondo da non aver altra zattera che una nuova e luccicante ragazza a cui aggrapparsi. Ma piantatela.

da Ultimo tango a Parigi (di B. Bertolucci, F. Arcalli e A. Varda)

stereotipo 3

PAUL  Vuoi che questo potente e luminoso guerriero costruisca una fortezza dove tu possa rifugiarti, per
non avere mai più paura, per non sentirti sola, per non sentirti esclusa. E’ questo che cerchi, vero?
JEANNE  Si.
PAUL   Non lo troverai mai!
JEANNE  Io l’ho già trovato quest’uomo.
PAUL  Bhè, non passerà molto che si  costruirà lui una fortezza per te, fatta con le tue tette, con la tua
vagina, con il tuo odore, con il tuo sorriso. Una fortezza dove lui si sentirà al sicuro e così stupidamente virile che vorrà la tua riconoscenza sull’altare del suo cazzo.