Lettura in forma di lettera – Antonio Devicienti su Capo Mundi

 

capo mundi, golem femmina, il golem femmina

 

 

Lettura in forma di lettera

 

Carissima,

ho letto da cima a fondo il tuo Capomundi e così la tua lingua pacata, liquida e come ritornante per ondate successive mi ha accompagnato fino a questo capo sporto sul mare dove davvero sembra che il mondo finisca (o inizi), dove la gente (e potremmo essere noi stessi o avremmo potuto essere noi stessi) arriva colma di disperata speranza.

La poesia non si sottrae al dovere di dire l’emigrazione e la sofferenza e, in questo caso, dice in modo non sentimentalistico né retorico, ma, nella chiarezza di un linguaggio saldo e pacato, fa affacciare sull’abisso del dolore, della paura, dell’offesa, perché il mare vicino e attorno a Capo Mundi è abisso naturale (a quanti metri giace il fondale, premuto sotto la massa enorme incalcolabile dell’acqua?) ed abisso dei sentimenti: c’è la nostra indifferenza (abissale, appunto) e c’è l’aspettativa di chi galleggia su quei gusci fatiscenti e pericolosi, c’è l’abissale fame di profitto degli scafisti e di chi sta dietro di loro e c’è l’abisso di un futuro indecifrabile.

Hai detto l’attesa, questo mi ha colpito in particolare, che nel molto, ricco tuo dire tu abbia detto l’attesa di chi varca il mare, la sospensione di vite che attendono di varcare prima il deserto (hai notato come affiori alle labbra il medesimo verbo? deserto e mare accomunati nella loro vastità, nella loro perigliosità, nel loro profilarsi, comunque, come speranza), poi attendono in un porto, poi attendono (angosciatissime) nei barconi, poi attendono l’approdo, l’accoglienza, comunque la savezza, la fine del grande, periglioso balzo.

E tutte le nostre vite si congegnano come un’attesa infinita e come un continuo dover varcare, a ben pensarci.

E ancora: in questi giorni così tristi per l’Oriente e per l’Occidente il tuo libro viene a saldare i destini degli esseri umani tra di loro, ne ricorda la comune debolezza e la comune straordinarietà. Si accendano i verbi allora, dici con ispirata pregnanza, da persona che crede nella scrittura pensi alla parola che dica ed accompagni l’andare di tutti, di “noi” e di “loro” e proprio in questa separazione e contrapposizione dei pronomi tu decidi di parlare come se fossi una “di loro”, con uno sforzo di carattere etico ed intellettuale pensi con i loro sentimenti e senti con i loro pensieri: che io sia ancorata, scrivi.

Hai composto così un cantico ed una riflessione in versi, un poema del mare e un documento dei sentimenti di chi viene strappato alle sue radici e scagliato in un altrove ignoto e spesso freddo, ostile. Ti sei allontanata da te stessa e, presa la penna tra le dita, hai voluto dire di destini altri che, però, sono anche i nostri, comuni, come già notato, quindi a te stessa ti sei riavvicinata, ma non per ripiegarti nel solipsismo di tanta poesia chiusa in se stessa: per ritrovare te dentro gli altri.

 

Antonio Devicienti

 

a piè di pagina
Questo scritto di Antonio l’ho riservato come regalo di compleanno, e quindi oggi è la data giusta per pubblicarlo.

Vi lascio i riferimenti in rete di Antonio Devicienti, il cui blog è un cammino critico personalissimo e importante.

 

https://vialepsius.wordpress.com/

 

Vi lascio anche i riferimenti del mio Capo Mundi, così da continuare a ringraziare l’editore che ha creduto in questo progetto.

http://www.oniricaedizioni.it/booksheet.aspx?id=69

Grazie a tutti. Simonetta S.

 

 

 

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LA DONNA INNAMORATA DELLA NOTTE – Nazik Al Malaeka – I parte. Traduzioni a cura di Gassid Mohammed

Jonny Ruzzo
Jonny Ruzzo

L’uomo
tasta il terreno
prima di prendervi dimora
Poi intraprende
la sua marcia obliqua
verso l’enigma delle cose
tra silenzio
e rumori.

Andrée Chedid

 

 

NAZIK AL MALAEKA 

COMPIANTO DI UN GIORNO VACUO

 

traduzione (c) Gassid Mohammed

 

Nel lontano orizzonte si intravide il buio
finì il giorno estraneo
e i suoi echi si voltarono verso le caverne dei ricordi
e come era la mia vita così sarà anche domani
un labbro assetato e un bicchiere
la cui profondità rispecchia il colore di un odore
e semmai lo sfiorassero le mie labbra
non troverebbero i resti del sapore dei ricordi
non troverebbero nemmeno i resti
finì il giorno estraneo
finì e perfino i peccati singhiozzarono
e piansero anche le sciocchezze che io chiamai
ricordi
finì e non rimase nella mia mano
se non il ricordo d’una melodia che gridava nell’interiorità del mio essere
compiangendo la mia mano da cui svuotai
la mia vita, i miei ricordi lontani, e un giorno della mia giovinezza
tutto si perse nella valle dei miraggi
nella nebbia
era un giorno della mia vita
lo gettai perso senza agitazione
sui resti della mia giovinezza
presso il colle dei ricordi
sopra le migliaia di ore perse nella nebbia
nei labirinti di notti lontane
fu un giorno vacuo. Fu strano
che le ore pigre suonassero e calcolassero i miei momenti
non era un giorno della mia vita
era piuttosto un’indagine orrenda
del resto dei maledetti ricordi che strappai
insieme al bicchiere che ruppi
presso la tomba della mia speranza morta, dietro gli anni
dietro il mio essere
fu un giorno vacuo .. fino all’arrivo della sera
le ore passarono in uno stato di semipianto
tutte quante fino a sera
quando la sua voce svegliò il mio udito
la sua dolce voce che persi
quando la tenebra cinse l’orribile orizzonte
e si cancellarono i resti del mio dolore, e anche i miei peccati
e si cancellò la voce di Habibi
la mano del tramonto portò via i suoi echi
in un posto nascosto agli occhi del cuore
sparì e non rimase nulla se non il ricordo e il mio amore
e l’eco di un giorno estraneo
come il mio pallore
e fu vano supplicarlo di ridarmi indietro la voce di Habibi

_______

1) Il mio amato

 nazik al malaika

 

Nazik al-Mala’ika

نازك الملائكة

(Baghdad, 23 agosto 1922 – Il Cairo, 20 giugno 2007)

Nazik al-Mala’ika è considerata una delle poetesse più influenti della poesia irachena contemporanea, anche per la sua scelta di utilizzare un verso libero dalla tradizione metrica (taf’ila poetry) a partire dagli anni ’50 dello scorso secolo. I parametri della nuova possibilità espressiva furono teorizzati nella sua  seconda raccolta di poesie, Fragments and Dust (Shazaya wa Ramad). Nata il 23 agosto 1923 a Baghdad, Malaika frequentò il College of Art. Sua madre era anch’ella una poetessa, suo padre un insegnante. Grazie alla sua buona conoscenza delle lingue,  vinse una borsa di studio a Princeton. Negli Usa si laureò in Letterature comparate all’Università del Wiscounsin. Dopo gli studi nordamericani, la poeta ritornò in Iraq, dove risedette fine al 1970, trasferendosi prima in Kuwait poi  al Cairo, dove morì all’età di ottantatré anni, malata di Parkinson. Con il marito Abdel-Hadi Mahbouba contribuì a fondare l’Università di Basra, nel sud dell’Iraq. Durante la sua vita pubblicò raccolte di poesie, racconti, saggi di critica letteraria. La condizione femminile delle donne arabe era il tema ricorrente di molti suoi lavori. In una delle sue poesie più famose Orazione funebre per una donna insignificante (Lament of a Worthless woman) si racconta la storia di una donna uccisa per un delitto d’onore.

Elogio di un Mare Vasto – Anfiteatro del Venda

 

 

foto di Sandra Tagliavini, elaborazione di Simonetta Sambiase
foto di Sandra Tagliavini, elaborazione di Simonetta Sambiase

Dal momento che , a mio parere, la vostra vita sarà un percorso che vi vedrà diventare sempre più gentili e affettuosi, sbrigatevi. Fate presto. Cominciate subito. C’è un equivoco, in ciascuno di noi, anzi, una malattia: l’egoismo. Ma esiste anche una cura.

(Gerge Saunders, L’egoismo è inutile)

ilgolemfemmina

http://cartesensibili.wordpress.com/2014/07/11/e-da-lontano-vengono-da-un-mare-vastopresentazione-della-serata-del-19-luglio-2014-allanfiteatro-del-venda/

VASTO E’ IL MARE

TRAME METE

tra me te…e il tempo

quando la poesia è il nostro tempo
la musica linguaggio
lo sguardo un viaggio

ANFITEATRO DEL VENDA

monte Venda- via Sottovenda- Comune di Galzignano
vicinanze CASA MARINA- PARCO COLLI EUGANEI

19 luglio 2014 – dalle ore 20.30
PRESENTAZIONE E LETTURA POESIE
tratte da

MAREMARMO– LietoColle 2014
NEL LUSSO E NELL’INCURIA– Terra d’ulivi 2014
SOTTO IL CIELO DI LAMPEDUSA- Rayuela 2014
ABSE- LietoColle 2013
LEI E’MARIA– Il Ponte del Sale 2013
DIMMI SE- Terra d’ulivi 2013 (video)
.

VIDEO PROIEZIONI in 3D- IdleRtriFler
OSPITI DELL’INCONTRO

Anna Maria Farabbi, Fernanda Ferraresso, Mohammed Gassid,
Augusto Pivanti,Simonetta Sambiase, Elio Scarciglia, Raffaella Terribile
.

SPONSOR DELL’EVENTO
Azienda CA’ LUSTRA – FRANCO ZANOVELLO

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ilgolemfemmina

PER INFORMAZIONI SULLA SERATA:

Azienda Ca’ Lustra- Franzo Zanovello-Via San Pietro, 5035030 Cinto Euganeo

telefono 0429 94128

E-mail info@calustra.it

sito web http://www.calustra.it

FOEMINA – NOI, REBELDIA – Testo collettivo anonimo –

 

vladimir shipulin
vladimir shipulin

FOEMINA

 

fallo fallo – ti grida — e pure ti sceglie nel tuo errore. chiara ti cade sulla fronte
e s’innamora. l’utero tempio disegnato in terra e tube che risuonano.
semen semen – chiama – e ti propaga xx xy
in figli cristallini, intatti (antigone, astianatte).
Sàziati del suo curvo mistero, svègliati dai ground-zero.

femina mi disse e scrisse la mia storia ora per ora
mentre muto il mio stupore s’abbarbicava al bianco sole
che mi squagliò le ali e precipitai in cavità infernali
cerco di venirne fuori d’inventarmi suoni di colori e sapori
ma la bocca roccia di stoppia dentro m’arrocca in poppa

una notte stanotte è fonema e isterica inonda
quasar sfalla tizzoni zampillante e orde azzurre dà
anti-gonade musica un’orchidea e onda di feromoni
e “Astianatte” gamete di tempesta semema il cavo dell’∞-zero
ça va sans dire clinamen innamora il round delle incognite

clinamen disegna corpi in coincidenze ellittiche
stupore di linee rette in mistiche volute -vita
foemina crepa nel muro del pudore
climax di un assoluto ardente in cicli in pepli
cóva di arancio e fuoco di squarci e lampi

 

… cerco una femmina non effemminata, una feminota sconosciuta
Da condurre nel non-luogo dove trapela l’amore
Volere volare insieme sul calcinculo col batticuore
Cara fœmina sbadata, sbandata, sbrandata, sbrindellata
Sai che c’è? Che mi sono tanto scapricciato con te …

Una femmina accaduta, una femmina pienamente respirata.
Il suo asse, come quello terrestre, è immaginario, il suo asse
come quello terrestre regala giorno e notte. Paradiso fiorito
dall’Inferno, il suo asse serrato nell’anello sentirà tutto il midollo.
Il bambino voglio e che mi accalappi la luna.

tra questi corpi in caduta deviata e traiettoria
all’infinito cerco l’abbraccio di spirale che avvolga
e superi questo corpo in assegnazione provvisoria cerco
un gorgo di piacere smemorato uno sgomento senza paura
dove scivolare fino al palmo di una mano aperta

Stendo le braccia, inspiro avida, e trovo le mani. Il legame elettrizza la fila.
Salgono antenate in colonne come rami al cielo, sotto di me si sfilano ,
bicchieri di carta, donne future, raggi verso il fondo lontanissimo, invisibile.
Ecco, sono punto del ricamo, polipo di barriera,
ondeggia il tempo come materasso di torba umida se saltiamo.

ci affatichiamo; m’insinuo dentro, forse ci sono, forse sono rinata a pezzi
così vergine da leccare un uomo appena nato, rifletto
inghiotto oggetti e figure, i nomi, le cerimonie della sabbia e troppa polvere
prendo casa nelle notti strette, nel fresco degli specchi
Corretti ci sediamo insieme: a fondo nella schiena senza mai coniugarti.

Dicevo corpo, ma pensavo all’anima –
dare corpo all’anima forse non si può dire
e invece io qui lo affermo: e dico che ogni corpo
s’incarna meglio se spirito l’infonde… Confricano
l’anima e il suo corpo, per sublimarsi essenza.

Ho camminato negli anni imperdonati. Lì – appesa
a un interrogativo vagosentire. E quarant’anni
di dormiveglia. Smisurata m’intendesti – e viva.
Ti sapevo tra le dita come i grani d’un rosario:
ti sapevo preghiera – privata attitudine allo stupefacente.

 

 

Noi Rebeldìa 2014. Notizia e regole

“Noi Rebeldía” è il nome di un soggetto collettivo poetico che si sperimenta nella costruzione di un testo collettivo poetico comune e in rete. Un’operazione costruttiva dove il soggetto e la soggettività del singolo poeta, chiamato a partecipare, si presenta come “io noi”, ovvero una voce che parla con la voce del gruppo. Un’intelligenza e una volontà collettiva che, allegoricamente attraversate e motivate da un “disinteresse-interessato” per il “bene comune” e la “poesia bene comune”, sono orientate a una produzione poetica in cui le scelte estetico-simboliche e/o linguistico-semiotiche siano “sema” etico-politico e antagonismo sociale, e la potenza d’uso della poesia, della lirica, non sia più deprivata dell’impegno.

Del fare poesia e “lirica” dell’impegno comune, il soggetto po(i)etico “Noi Rebeldía”, praticando due diverse procedure – la prima proponendo innesti a partire da un testo già compiuto; la seconda partendo dalla proposta di un incipit di 5 versi che altri 11 partecipanti, muovendosi all’interno del nucleo semico proposto come significanza pratica essenziale, proseguono con altri innesti di 5 versi ciascuno, ha dato prova di fattibilità con WE ARE WINNING WING (“Noi Rebeldìa 2010”: retididedalus.it) e L’ORA ZERO (http://www.retididedalus.it/Archivi/2013/maggio/LUOGO_COMUNE/4_multitesto.htm). L’ora zero, come è stato per We are winning wing, è messo online su http://www.retididedalus.it ed è stato proposto e accolto da altri siti e blog di poesia (italiani e non italiani).

Oggi, 2014, l’esperienza e la sperimentazione del “Noi Rebeldía” e del soggetto po(i)etico collettivo e anonimo continua a proporre l’impegno e la sfida, sia raccogliendo altre adesioni nella rete, sia trovando altri siti per mettere in video e ascolto il maturato di un’azione poetica “comune” e non pacificata. I testi collettivi anonimi, compreso l’incipit iniziale, saranno di 11 lasse ognuno.

Ogni gruppo che condivide l’esperimento e partecipa come “Noi Rebeldía” deve rispettare le regole seguenti: 1) la composizione deve coinvolgere 11 poeti diversi; 2) ogni lassa (delle 11 finali) deve avere solo 5 versi; 3) il poeta che prende l’iniziativa e contatta gli altri terrà in serbo i nomi di ciascuno e non li renderà pubblici; 4) ciascuna nuova composizione, laddove nasce una nuova iniziativa, può partire dal prelievo (ma non necessariamente) di una sola lassa di 5 versi dai testi già in rete e sviluppare un nuovo testo di 11 lasse (coinvolgendo naturalmente altri 10 poeti); 5) ogni pubblicazione deve essere firmata (cfr. eventualmente il sito di Nadia Cavalera http://www.nadiacavalera.it come segue: Noi Rebeldía 2014.0.1 seguito dall’indirizzo (url o blog) ospitante; 6) se lo stesso sito ospita un altro testo la numerazione deve essere progressiva: Noi Rebeldía 2014.0.2 + l’indirizzo (url o blog) ospitante. Ogni iniziativa è invitata al rispetto delle regole proposte. Si prevede anche la possibilità di un’edizione cartacea dei lavori, rendendo pubblici tutti i nomi (ma senza legarvi la paternità o maternità delle singole lasse; le versioni rimarranno sempre come testi collettivo-anonimi). Ogni poeta che prende l’iniziativa, nel contattare gli altri, è opportuno che dia informazione sulle regole da condividere.

Saffo e le Altre al Mauriziano – tutte le anticipazioni –

Giovanna Gentilini
Giovanna Gentilini

venerdì al Mauriziano di Reggio Emilia,

il progetto Saffo e le Altre

per dar voce alla cultura poetica delle donne

con l’ambizione di riconsegnarla alla memoria collettiva.

Lisabetta Serra legge Anna Cascelli Luciani

Caterina Franchetta legge Ada Negri

Mara Paltrinieri legge Hadewijch d’Anversa e Lia Liotti

Met Sambiase legge Zoe Akins e Anna Swir (Anna Świrszczyńska)

Gabriella Gianfelici legge Maria Guerra, Ixtaro Borda, Janice Gould, Joy Hajro

Pina Piccolo legge Suor Juana de la Cruz e Shailja Patel

Nadia Cavalera legge Marcella Continanza e Isabella Morra

Vilde Mailli legge Elia Malagò

Giovanna Gentilini legge Nosside e Lisabetta Serra

 

Introduzione di Maria Paola Langerano su Carte Sensibili

http://cartesensibili.wordpress.com/2014/04/09/saffo-e-le-altre-incontro-di-poesia-e-musica

inno ad iside

INNO AD ISIDE

Perché Io sono la prima e l’ultima
Io sono la venerata e la disprezzata
Io sono la prostituta e la santa
Io sono la sposa e la vergine
Io sono la mamma e la figlia
Io sono le braccia di mia madre
Io sono la sterile, eppure sono numerosi i miei figli

Io sono la doona sposata e la nubile
Io sono Colei che da’ luce e Colei che non ha mai
procreato
Io sono la consolazione dei dolori del parto.

Io sono la sposa e lo sposo
e fu il mio uomo che mi creo’
Io sono la madre di mio padre
Io sono la sorella di mio marito
ed egli è il mio figliolo respinto

Rispettatemi sempre
poichè Io sono la scandalosa e la magnifica

Blog di riferimento
http://saffoelealtre.wordpress.com

http://www.nadiacavalera.it/news/2014/6441.html

 

 Un ebook gratuito e scaricabile di Saffo e le Altre a questi link

http://joom.ag/yhVX

http://www.joomag.com/magazine/saffo-e-le-altre-al-mauriziano-di-reggio-emilia-apr-2014/0187601001396981412?