Una suite di apparenze – Una poesia di Mark Strand, tre foto di Carmelo Di Giorgio

(c) Carmelo Di Giorgio
(c) Carmelo Di Giorgio

 

UNA SUITE DI APPARENZE

In un altro tempo, vorremmo sapere che aspetto avesse la Terra

allora, e se le persone erano come noi adesso. In un altro tempo,

le testimonianze che ci hanno lasciato ci convinceranno che siamo immutati

 

e che ci troveremmo bene nel passato, non solo nel presente.

E ne saremo compiaciuti. Ma al di là di questo, quel che non si può

Vedere o spiegare sarà sempre altrove, sempre presunto,

 

invisibile anche sotto i segni – la bella superficie,

la conoscenza fuori del comune – che lo indicano. In un altro tempo,

quel che non si può vedere ci delineerà, e saremo indotti

 

a dire che il linguaggio è errore, e che con il rappresentarlo

si fa torto ad ogni cosa. Il sé, diremo, non può mai essere

visto con un travestimento, né mai esser visto senza.

Mark Strand 

 

da L’INIZIO DI UNA SEDIA

© Donzelli editore.

(c) Carmelo di Giorgio
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Voci dell’Aria – Grace Cavalieri

Grace Cavalieri
Grace Cavalieri

dall’Antologia Voci dell’Aria

due strofe dalle  poesie di Grace Cavalieri su Mary Wollstonecraft

tradotte da Sabine Pascarelli

 

***

I miei capelli andavano giù invece di su.

Madre, mi chiamavi con rabbia

Se ti svegliassero urlando così

Il tuo cuore non si fermerebbe per un momento?

Scrivendo per i non-nati e per quelli già morti…

 

 

***

 

I venti di ottobre soffiano su Londra, tuttavia

Odo solo le Vostre parole che mi incitano alla mia missione.

Devo essere indipendente!

Quando uno scrittore scrive

Le parole vengono prese dal lettore

Benché appartengano sempre allo scrittore….

(c) Sabine Pascarelli

 

vda

 

Io sono il vento – La poesia di Zoë Akins

zoe atkins

Sul tema della memoria, che sarà il cuore portante del premio Alessandro Tassoni di quest’anno, la curiosità se non il caso mi ha guidato verso   dei passati forse ancora troppo sconosciuti e tutti al femminile. E   ho trovato delle poesie di Zoë Akins, fra cui Io sono il vento, che mi hanno ricordato in personalissimi giri di memoria la scrittura di una delle mie poete preferite, Else Lasker-Schüler. Le due penne non potrebbero (forse) essere più diverse, come le loro vite. I luoghi di vita sono ancora più distanti: la Berlino via via sempre più di miseria e di vagabondaggio della Lasker-Schüler, le colline luccicanti di dive e divine della Hollywood del cinema muto della Akins. In comune le due donne hanno la straordinarietà del loro vissuto.

***

Americana, era nata il giorno prima di Holloween nel 1886 ed era una donna del Sud Zoë Akins: il Missouri dove nasce e cresce è solo convenzionalmente nel MidWest. Saint-Luois fu la casa della sua gioventù, la città dove la donna che vinse il Pulitzer per la Drammaturgia  nel 1935 cominciò il suo percorso nella letteratura. Zoë Akins fu molte scritture: critica, giornalismo, testi  per il teatro e per il cinema hollywoodiano e poesia. La poesia fu raccolta in due volumi,  Interpretations (1914) e The Hills Grow Smaller (1934). E fu soprattutto una donna che lavorò ed emerse in un mondo eccessivo e trasgressivo non perdendo mai la rotta del suo talento e della sua conquista alla libertà da ogni condizionamento sociale ed espressivo. La sua Hollywood fu quella del cinema muto e di Greta Garbo, per cui Akins realizzò la sceneggiatura di Margherita Gauthier, una Signora delle Camelie di rara bellezza.

zoe akins

zoe akins

I suoi lavori letterari furono spesso dichiarati “too liberal” per quei tempi ed ebbero alterne fortune di pubblico, almeno fino al Pulitzer. Non erano giudizi di torto: Akins era molto più “liberal” dei suoi testi, sia nel posizionarsi saldamente all’interno di un mondo estremamente maschilista come quello dell’industria cinematografica americana sia nelle scelte personali. L’Akins  non aveva “confini amorosi”, e “divideva” la sua casa di Frankline Avenue  durante gli anni d’oro del cinema muto con l’attrice Jobyna Howland.   Di loro scriverà  Cecil Beaton su Vogue nel 1931: “la loro casa è piena degli oggetti più squisiti, così piena di fascino e di personalità della letteratura”. Un ospite fisso era George Cukor, il famoso regista. Nel 1932 Zoë Akins sposava lo svedese Hugo C. L. Rumbold, che  amava ricordare il suo grado militare di capitano (avuto durante la prima guerra mondiale) ma che di mestiere era un ottimo costumista e successivamente impresario teatrale. Le due poesie qui tradotte dall’inglese, Io sono il vento e La Viandante, sono contenute nella prima raccolta di poesia della Akins.

Georgia O'Keeffe
Georgia O’Keeffe

IO SONO IL VENTO

(1914)

Sono il vento che trema,

tu la terra ferma:

Io sono l’ombra che scorre

oltre la rena.

Sono della foglia l’oscillare,

Tu – l’incrollabile albero;

Sei come le stelle che stanno immobili,

Io sono il mare.

Tu sei la luce eterna

come una torcia io morirò…

Tu sei il crescendo di una musica immensa

Io – se non un grido.

***

LA VIANDANTE

(1914)

Le navi stanno distendendosi nella baia

I gabbiani  oscillando attorno ai loro alberi;

Il mio spirito impaziente come loro

sogna i fianchi delle stelle.

Così tanto amo il vagabondare

Così tanto amo il mare ed il cielo

che sarà una pietosa cosa

in una piccola tomba seppellirmi.

***

(trad. a cura di S. Sambiase

si ringrazia Federica Galetto per l’aiuto alla poesia La Viandante)

Allarme! Procedere con cautela! Menti pensanti nell’area.

di Jill Mathis
di Jill Mathis

ALLARME! PROCEDERE CON CAUTELA: FEMMINISTE NELL’AREA. 

Alice-Duer-Miller-Quotes-1

Non è passato così tanto tempo dalla pubblicazione delle poesie di Alice Duer Miller. Un secolo in poesia non è affatto relativo alle aggettivazioni dell’ obsolescenza: la poesia ha delle  derivazioni diverse piuttosto simili all’arte visiva, vicine al concetto della classicità, al di fuori di perimetri temporali soprattuto laddove si è  in presenza di grandi scritture, che segnano valori senza tempo. La Miller ha un tempo ben preciso e un impegno civile nella sua scrittura che la fissa al suo tempo. Certo, una parte dei cento anni che si frappongono fra le poesie della Miller e noi  sono forse passati in gran fretta, così scanditi da varie guerre mondiali, una globalizzazione e due crisi economiche planetarie di cui una ancora in corso, che quel titolo della raccolta Are Woman People? può oggi apparire estraneo,  arrivare da tempi ancora  più lontani. Perché la memoria è un meccanismo difensivo della sopravvivenza e tende a dimenticare patimenti e dolori ed ora che la caccia alle streghe del femminile che richiede la sua metà del cielo è ormai barbarie storica (history, spiegano meglio gli inglesi) le donne hanno piena dignità legislativa e sociale, e leggere poesie di impegno protofemminista è un atto documentaristico. Molta parte delle donne sembra ora vivere  con una sorta di insofferenza sociale la radice femminista che le ha dato quella parità. Il femminile, ora è una tematica  di genere, e nel genere deve essere risolto  e via così. Così è se vi pare. Ma cosa appare nelle poesie della Miller? La necessaria ricerca  della dignità della persona “donna” al di là delle conquiste legislative del diritto al voto. Certi falsi superamenti dell’attenzione sulla dignità sono pericolosamente asociali. Non si è fatta così tanta strada per disarmare le ingiustizie culturali e sociali verso la metà del genere umano per ricadere nemmeno tanto lentamente in altri condizionamenti umilianti, spacciati per qualcosa  d’altro, una nuova solida gabbia sociale contrabbandata per progresso nel corpo sociale della donna, un’immagine a colpi di vuoto e di bisturi e di compravendita niente affatto legati al rispetto dell’individuo. Un cambiamento gattopardesco in cui la donna è da corpo senz’anima (e senza autonomi diritti legislativi) a corpo merce costantemente con poco   diritto di replica perché il nuovo canone sociale è riscritto con una parte di complicità del silenzio assenso.

“Il maschio latino  crede che dando il voto alle donne esse diverranno meno attraenti”, scriveva  Anna H. Shaw e Alice Miller la prendeva come esergo di una sua poesia. Superata la barriera del voto universale, in questo millennio così automatizzato, resta ancora ben sedimentato nell’epidermide sociale quella necessità primaria dell’attrazione come inserimento sociale di una donna. Nuovi canoni attrattivi o vecchi canoni? Forse nuovi canoni per un nuovo ordine sociale, e quale forma abbia la sua classe dominante non è certo né bonariamente generosa né progressivamente paritaria. “Warning to Suffragists”, fate attenzione alle menti pensanti- scriveva Alice Duer Miller fateci sempre attenzione, e l’attenzione potrebbe anche rivelarsi un impegno a vivere pensando a riconoscimenti sociali egualitari,  non un fastidio da femministe .

allarme femministe

“Il maschio latino crede che dando il voto alle donne esse perderanno la loro attrattiva”

Anna H. Shaw

da Le donne sono persone? 

di Alice Duer Miller

(traduzione di S. Sambiase)

Allarme Suffragette

*

Esse devono sacrificare la loro bellezza

che è il loro dovere civico

per voler entrare nella cabina a votare

e l’urna poter usare;

Come butteranno le loro schede

uomini e donne da subito

perderanno il loro fascino, i benpensanti ci dicono

ma – gli uomini hanno sempre meno da perdere.

***

La più nuova delle ninnananne

*

Dormi bimbo bello,

non aver nessun timore

i giustizieri ti proteggeranno

affinché non ti feriscano le madri.

Svegliati nella tua culla,

ascolta la maledizione del padre!

E’ o non è  il meglio da ascoltare

che non la madre o la balia?

***

Il sesso debole

*

Su, su, ragazzina non leggere,

tu ami così tanto i tuoi libri, lo so,

ma un ragazzo potrebbe ingelosirsi

se non ha la speranza

di superarti ed esserti avanti.

Per un uomo non comandare è un fastidio.

Su, su, ragazzina non leggere.

Mio padre si è mosso attraverso destini d’amore – da WSF

MIO PADRE SI è MOSSO ATTRAVERSO DESTINI D’AMORE

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di Edward Estlin Cummings

traduzione di A.S. per la redazione di WSF

http://wordsocialforum.com/

***
Mio padre si è mosso attraverso destini d’amore

Attraverso solite mattine, attraverso l’avere e il dare,

cantando ogni mattina come ogni sera

mio padre si è mosso attraverso profonde altitudini

\

questo smemorato immobile che

volse il suo sguardo ivi splendente

anche se (così tenace e timida è l’aria)

sotto i suoi occhi si sarebbero mescolati e contorti

\

come dissepolto di recente che

aleggia per primo, al tocco d’aprile

inducendo quell’assopirsi che sciama dal fato

svegliava i sognatori alle loro spettrali radici

\

e perché alcuni dovrebbero struggersi di pianto

le dita di mio padre le portarono il sonno:

invano nemmeno la più esile voce potrebbe piangere

per lui che vedeva i monti innalzarsi

\

Sollevando le valli dai mari

mio padre si è mosso attraverso dolorosa felicità;

lodando a fronte chiamava la luna

cantando il desiderio sin dal principio

\

gioia era il suo canto e gioia così pura

che un cuore di stelle lui potrebbe guidare

e così pura ora e adesso

i polsi del crepuscolo gioirebbero

\

appassionato come un amante di mezz’estate

oltre al concepire la mente di un sole che splende,

così energicamente (più di tutto lui

immensamente) si levò il sogno di mio padre

\

la sua carne era carne il suo sangue era sangue:

non c’era uomo che avesse fame ma l’ha voluto sazio;

nessuno storpio avrebbe camminato cento passi

in salita solo per vederlo sorridere.

\

Disprezzando il fasto del fare e dovere

mio padre si è mosso attraverso destini di emozioni;

la sua rabbia era giusta come la pioggia

la sua pietà era verde come il grano

\

braccia settembrine di anni or sono

sì modestamente ricco a nemico e amico

più che a sciocco e saggio

è incommensurabile offerta

\

orgogliosamente e (dalla fiamma tenue

ottobrina) come la terra discenderà verso il basso,

così spoglia l’immortale opera

le sue spalle marciavano contro l’oscurità

\

il suo dolore era vero come il pane:

nessun bugiardo lo guardava in viso;

se tutti i suoi amici diventavano nemici

lui avrebbe sorriso e costruito un mondo fatto di neve.

\

Mio padre si è mosso attraverso di noi,

cantando per ogni nuova foglia di ogni albero

(e ogni bambino era certo che la primavera

danzasse quando udiva mio padre cantare)

\

poi lascia che gli uomini uccidano e che non condividano,

lascia che il sangue e la carne siano fango e melma,

visione intrigante, passione voluta,

come una droga che è comprata e venduta

\

dar da rubare è crudelmente gentile,

un cuore per paura, dubita del pensiero,

a differire dallo stesso una malattia,

conforme l’apice di me stesso

\

se sordi erano tutti il nostro sapore era luminoso,

tutte le cose amare completamente dolci,

meno capricciosi e silenziosamente morti

tutti noi ereditiamo, l’intero patrimonio

\

e niente di abbastanza indispensabile come la verità

io dico pensando odio perché gli uomini respirano

perché mio padre ha vissuto la sua anima

l’amore è tutto e più di ogni cosa.

E.e. Cummings

a Peppino, mio padre