“Scuotiti la tristezza e spalanca lo spirito”
Scuotiti la tristezza e spalanca lo spirito,
perché la pigrizia non ti permetterà di vedere che la ruota del destino
ti starà sempre dietro alle calcagna
e che solo davvero vive l’uomo che supera la vita.
Non incoraggiare la sofferenza
che ti abbandona poco a poco nelle braccia della morte,
perché vivere è sforzarsi e solo questo vale la pena.
Non rinviare oltre il tuo compito
e, al calpestare il cammino della vita,
lanciati come seme al solco senza guardare al passato.
Gettaci dentro tutto ciò che è vivo e lascia in te tutto ciò che è morto,
perché la vita non segue il capriccioso cammino delle nubi
e un giorno questa semina darà i suoi veri frutti.
(c) Traduzione di Anna Fresu
della poesia di Miguel de Unamuno
“Sacúdete la tristeza y despabilla el espíritu”
Sacúdete la tristeza y despabilla el espíritu,
porque la pereza no te permitirá ver que la rueda del destino
siempre va pisándote los talones
y que sólo vive realmente el hombre que rebosa vida.
No alientes el sufrimiento
que te abandona poco a poco en brazos de la muerte,
porque vivir es esforzarse y sólo ello merece la pena.
No postergues por más tiempo tu tarea
y, al hollar el camino de la vida,
arrójate como semilla al surco sin mirar al pasado.
Echa en él todo lo que está vivo y deja lo muerto en ti,
porque la vida no sigue el caprichoso camino de las nubes
y algún día esa siembra dará sus própios frutos.
UNAMUNO, HILDAGO RIBELLE
Unamuno
di Marìa Zambrano
Miguel de Unamuno (1864-1936) ci offre una vita troppo ricca di peripezie. La sua vita sembra drammaticamente inscritta tra due guerre civili, stretta al loro interno, troncata di netto dall’ultima. Fu un hildago ribelle alla “civilizzazione di corte” del XIX secolo che in quegli anni, a partire dalla Restaurazione, entrava nel suo apogeo, nei suoi giorni più promettenti…
Unamuno è contemporaneo, della stessa generazione di Freud, Bergson e Husserl. Seppure così diversi Bergson, Freud e Husserl hanno qualcosa in comune con “don Miguel”: qualcosa che potremmo chiamare lo spirito, il volume che hanno riempito, lo spazio vitale che hanno ricoperto. Una vita lunga e piena sino alla fine di impegno in un’unica direzione. E nella loro opera un orientamento comune. il “fiume della coscienza”, la misteriosa realtà, quel quid che non è una cosa ma che sostiene le cose. E’ la generazione che si addentra in zone mai esplorate prima, un conflitto percepito da diverse angolazioni ma sempre lo stesso: il conflitto tra la coscienza e ciò che non lo è…
La prima cosa che salta agli occhi nel nostro personaggio è il suo splendore espressivo, la sua immensa capacità di espressione. Genio dell’espressione e della rivelazione attraverso la parola. Se pure entrò nella cultura europea, riuscì a non perdere la chance della natura ispanica, con la sua corsa sfrenata nello spazio senza confini. Unamuno voleva innanzitutto risvegliare l’ansia di vivere, la volontà di esistere, la fede nella resurrezione…
Salamanca fu la sua sposa: qui volle lasciare il suo nome inciso per sempre. Salamanca era forse la misura dell’agorà per don Miguel. Non nella sua azione, ma nella sua vita quotidiana; sentiva la necessità (forse) di uno sfondo in cui si potesse stagliare la sua figura solitaria e ineguagliabile. Il suo ritiro ha tutta l’aria della dissidenza, ma anche della baronia del signore feudale che non cede alla centralizzazione monarchica.In questo è fondamentalmente liberale, tradizionalmente liberale.
altri riferimenti
Anna Fresu
http://www.el-ghibli.org/anna-fresu-2/
https://plus.google.com/113309350959983865971