Incontri d’autore a livorno. 25 giugno

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la lunga mano di qualche alpino troppo goliardico. POESIE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE DALLA RACCOLTA “BOREA”

lunga manus alpini

Credo alle molestie di alcuni alpini a 500 donne durante  la loro adunata di Rimini.

Ci credo perché:

1) Perché credo al coraggio di ogni donna che ha il coraggio di denunciare di aver subito molestie in un Paese qualunquista che spesso giustifica i carnefici e non ha empatia con le vittime. 

2) Perché avevo già letto questo articolo del 2018:

 https://www.fanpage.it/politica/molestie-contro-le-donne-cosa-e-successo-a-trento-all-adunata-degli-alpini/

che riporta le stesse dinamiche “goliardiche” e gli stessi impegni – disattesi – di farle smettere da parte delle organizzazioni di queste adunate di alpini di montagna e di  mare. 

3) Perché conosco il rigore e il fervore delle compagne di NUDM sulla presa in carico di azioni di contrasto alla violenza contro le donne e non posso che ringraziarle di aver alzato la voce anche contro chi mentre lavori potrebbe pensare che infilarti una mano nella gonna sia solo un atto di goliardia:

Rimini, molestie degli Alpini: “Non una di meno” prepara azione legale

4) Perché queste voci su alcuni alpini “goliardici” le avevo già raccolte come sfogo amaro quando facevo sindacato e vorrei dare  solidarietà, come donna, anche a chi non ha avuto ancora il coraggio di denunciarle.

Ecco perchè ci credo. Di più.

Delle riflessioni su queste “goliardie”,  che provocano  il vomito a chi le subisce, le avevo trasformate in versi in una poesia pubblicata in “Borea”.  Perché “ci credevo”.  E perché le voci di ribellione al potere distorto del maschilismo non debbono mai tacere. Che si tratti di qualche alpino “goliardico” o di qualche altro militare “scanzonato e allegro” o di  un avvocato, di un autista, di un infermiere o di un direttore d’orchestra innamorato dei Carmina Burana, insomma di un mascalzone qualsiasi, le mani devono essere tenute lontano dalle lavoratrici, dalle donne, dalle ragazze, da chi non vuole essere “goliardiata”.

borea

Borea, poesie contro chi allunga le mani

Anna Maria Curci: “Nel segno del duale: Borea”. Poetarum Silva.

Nel segno del duale: Borea di Simonetta Sambiase
di Anna Maria Curci

Ringrazio la professoressa Anna Maria Curci della pregevole lettura di “Borea”su Poetarum Silva.

Ne trascrivo la prima parte sul mio piccolo blog. In calce, il link di Poetarum Silva dove continuare la lettura.

NEL SEGNO DEL DUALE:

BOREA di Simonetta Sambiae

di Anna Maria CURCI

«Due mondi – e io vengo dall’altro»: questo verso che si ripete in Diario bizantino di Cristina Campo costituisce una affermazione che colloca provenienze e disposizioni, una affermazione che non preclude la precisione dello sguardo e del dire e che tuttavia introduce ad altri ritmi, altri colori, altri toni nel profondo. È una affermazione che mi sembra particolarmente calzante per Borea di Simonetta Sambiase.
Già nel titolo, Borea, si schiude l’accesso, ancor prima all’universo poetico di questa raccolta, all’immaginario di chi legge: Borea come vento del nord, come emisfero settentrionale, come figura mitologica, punto di riferimento per l’avvicendarsi delle stagioni: «ah Borea, Borea» ricorre due volte nel componimento finale della prima parte della raccolta, con un effetto duplice, quello di segnare il passaggio, di marcare il preludio a «un nuovo perimetro del caos», e quello di far brillare le polveri, di “incendiare” le parole nella cassa di risonanza di chi legge, di sollecitare connessioni.


Le due parti che compongono la raccolta, intervallate da Fiato (intermezzo pandemico), hanno nomi che recano il segno del duale: (I – Di giorno, lavoro e gironi di contorno) (II – Di notte, perdono e filastrocche). Sono due dimensioni che si danno il cambio, con cadenza regolare. Senz’altro complementari, esse si presentano come l’una opposta dell’altra, l’una l’ombra dell’altra, due emisferi, appunto.
Eppure è nel dilatarsi improvviso di quei cambi della guardia, nell’estendersi della zona grigia di confine (Zona grigia di mattina titolava Durs Grünbein una sua raccolta nel 1988), nelle trame espressive e nell’insinuarsi di sfumature cromatiche da una dimensione all’altra, che la parola dell’io poetico femminile e del suo interlocutore, indicato con il pronome alla seconda persona singolare (un sé maschile in dialogo con il sé femminile? un altro da sé?), dispiega il suo contrappunto. Già la seconda strofa del testo che apre la raccolta dà prova mirabile del coesistere di istanze e tensioni contrapposte:

Azzurra tempesta è un giorno come un altro
una notte e l’altra sua ombra      di notte      prende aria perde cuscini spegne i confini
fra poco, il mattino apre gli occhi e le abitudini
mentre tu prosegui sveglia
dove non ci si incontra non ci si libera non ci si riconosce non ci si fiata.

La lettura continua su Poetarum Silva a questo link

https://poetarumsilva.com/2021/10/27/simonetta-sambiase-borea/

Borea. La recensione di Fernanda Ferraresso sulla rivista di cultura poetica e letteraria Menabò.

Borea

Benvenuti, benvenute. Il Golem Femmina riapre. 

Vi saluta e vi invita al viaggo dell’ultima parte dell’anno con il reblog di  una firma importante del panorama critico letterario, Fernanda Ferraresso. Fernanda Ferraresso ha recensito Borea, il libro appena pubblicato da Terra d’Ulivi di Simonetta Sambiase. 

Vi invito alla sua lettura a questo link. 

https://www.menaboonline.it/borea-di-simonetta-sambiase

Vi ricordo che la mail per comunicare con il blog è golemf@virgilio.it