Buone vacanze e buone letture

Si chiude temporaneamente il blog per andare ad aprire i libri acquistati e non ancora letti come anche i libri letti e da voler rileggere. Si chiude temporaneamente per fotografare e per provare i nuovi colori degli acquerelli comprati  e non ancora messi sul foglio.  Foglio che potrebbe essere colorato magari anche dalle matite inglesi acquistate in un momento autogratificante e chiuse nella scatola ad attendere l’uso. Si chiude per indossare le scarpe da trekking e passeggiare di sera nel parco di Rivalta. Si chiude per andare al mare a leggere il libri acquistati e non ancora letti, a fotografare e a colorare insomma. Si chiude per ritrovare bellezza e armonia, seppure per poco tempo.

Buone vacanze a tutte e tutti voi e a tutte e tutti voi buona creatività e buon riposo. Continua a leggere

Pubblicità

Ripiegare i giorni addietro. Opera incerta di Anna Maria Curci.

opera incerta

Mentre qui aspetto
mi si accosta il silenzio
e suggerisce

Anna Maria Curci

Dell’opus incertum ne abbiamo traccia ovunque: sotto i nostri piedi, accanto al nostro cammino, lungo le grandi strade che da Roma portano fino alla fine del mare del Nord. Dell’opus incertum, in arte, ne abbiamo studiato presto la solida architettura, destinata nei secoli a chiudere i nemici oltre i muri, oltre il vallo e ugualmente scelto a sostenere sulle sue spalle le volte degli archi, aperti spazi del cielo fra le mura. Incertum. Incerto. Non per antifrasi ma per diversità di materiali che lo compongono, per diversità di forme che lo stratificano. Amalgama di forme e di materiali: la diversità come valore, come regola per resistere ed esistere nel dettato della poesia della vita “con miglior corso e con miglior stella” come indicato da Dante.
La sinestia con la poesia dell’opus incertum è presentata alle arti dalla raccolta Opera incerta, di Anna maria Curci, e il testo ti tocca dal profondo.
Con gran talento, nel dipanarsi dei versi, “Passa il tempo impunito/e sparge sale, ma non lo vediamo.”, e la poesia “racchiude il ricordo/e non rinnega”.
Il testo scioglie e coagula un conglomerato di masse e frammenti confitti nell’ammasso ancor fresco del nucleo dell’evocazione, architettura tenace, resistente ai secoli, che “più degli omissis” teme” le omissioni/le sommosse mancate contro l’inanità”. Si mostra agli occhi della poesia, poesia di cui non possiamo fare a meno. Essa è l’ossatura delle nostre strade antiche, l’idea da dove siamo partiti per trovare radici sicure che ci proteggessero dall’ordinario, dall’insensibile.

Poesia a cui chiediamo l’esperienza e l’evocazione, l’indagine e il sogno, la sommossa e il prodigio, la memoria e il riso d’amore (che “non è mai peccato”). Chiediamo all’opus incerto, all’Opera incerta, di permetterci di “leggere versi all’alba/salutar maestri/nel vento freddo/dell’oscuramento” e l’autrice, che “conosce” e “racconta”, ci porta nel posto dove accadono le esperienze, dove la storia, ogni storia qui evocata, è stata straordinaria e la poesia, opera incerta, ha messo insieme ogni elemento diseguale, ha avuto la voce aperta.
Opera incerta, opera totale, opera di valore.
Consapevole della “musica della pazienza”, l’Opera attrae e invita. Mnemosyne regge, apparendo fin dall’esergo joyciano in cui l’invocazione al passato è la guida, la sfida dell’es e dei verbi che esortano al viaggio. L’autrice è la barcaiola, e la sua barca non ha vele (le vele sono suddite dell’inaffidabile vento) ma remi. Remi che portano da una sponda all’altro del viaggio, seguendo l’appoggio delle strofe, il perimetro dei distici e dei versi liberi, la linea dei baci delle rime e dei landay, i piedi della metrica classica e gli imperativi dei verbi.
Conducono gli anni, che lungamente hanno formato la raccolta. La vita ne scorre dentro come la storia, tópoi della sconfinata cultura dell’autrice, costruzione costante all’interno e fuori le mura del libro, dove “sciama la misericordia”, poiché il cuore umano “resiste a tutto” (come scrive Felicita Hoppe) tranne al fumo dei roghi e dell’inanità. “Chi ha più spesso occasione di sentire che gli viene fatto del male è proprio chi è meno capace di parlare” scrive Simone Wail, e la poesia spalanca quel silenzio. La storia è ombra che chiede luce e la poesia è pietra d’inciampo, ha l’esperienza del ricordo. Dove passa la gloria del mondo la poesia di Opera incerta ci dona il suo valore, le sue pieghe e i suoi varchi di luce. “Lo slancio riconosco,\la luce tende braccia\non si fa definire”. Brucia sul rogo il cuore di Giovanna e i figli sono cresciuti fra un film di Fassbinder e uno di Von Trotta imparando la lingua dei sogni e restituendola indietro. La porta di Ištar è chiusa, eppure da lì partono i nuovi dannati dei viaggi della speranza migrante, mentre ancora sulla Terra sussultano le voci dell’inferno, fra Dante e Sartre, Birkenau e la stazione centrale di Bologna.
Il ricordo è il dovere della cultura, il suo punto di domanda.

Ma è il cuore che conduce. E il cuore dell’Opera ha un ritmo raffinato. Un azzurro Erlebnis continuamente si sovrappone al tempo ed interseca la linea della storia. L’azzurro che “fiorisce nella testa” è l’alta volta sulle spalle del muro incerto, che accompagna ogni pagina e solleva dalla fatica del tempo e della storia, in un dialogo per frammenti e dolcezze che nel silenzio cerca la grazia fra il mondo e l’interiorità “Così va azzurro l’oggi/non cerco altre parole. /Si affacciano discrete/ se offrono riparo./ Sui sentieri interrotti/non portano salvezza/rebberciare non sanno. /Duetta l’ombra con la luce”. Il moto dolce e paziente, costruito ed emerso al di là di ogni male patito è lo spazio assoluto in cui la poesia si relaziona. Traccia la mappa della salvezza. “Nei giorni di canicola e di merla” tutti gli affetti sono stati custoditi. E amati. “Il tuo sorriso mi è venuto incontro”. L’affezione, contrario vocabolo della vacuità, è stato riparo e protezione. E coscienza. E poesia, opera incerta.

Tre poesie da Opera Incerta
di Anna Maria Curci

opera incerta Continua a leggere

Lettura critica di Maria Musik a “8 colori per 8 Storie”

Chi ha seguito la presentazione della raccolta antologica di racconti “8 colori per 8 storie”, lo scorso sabato 12 giugno, ha apprezzato la nota critica precisa e robusta che Maria Musik aveva preparato per accompagnare la comparsa del libro, nato da due anni di laboratorio di scrittura di Gabriella Gianfelici. Un testo speciale che ha siglato in profondità ogni racconto, un regalo prezioso di Maria Musik che ha affiancato la  sua prefazione alla raccolta. I due testi  vengono  riproposti in lettura sul Golem Femmina, insieme ad una breve descrizione del progetto di “8 colori per 8 storie” della curatrice del laboratorio.

Buona lettura.

L’avventura di aver progettato e portato avanti per 12 incontri un laboratorio di scrittura creativa, durante il lockdown, è andata oltre le aspettative, cioè con la pubblicazione di un libro online: 8 colori per 8 storie con le illustrazioni del maestro Giuliano Giuliani.
Ognun* dei partecipanti ha scelto un colore e quel colore lo abbiamo sviscerato sotto il profilo antropologico, artistico e mitologico. Da lì sono scaturiti i racconti che hanno preso, dietro mie suggestioni librarie e riflessioni personali, una loro strada fino a concludersi.
Il laboratorio è una fucina vera, densa di idee e passioni, di stimoli che vengono gettati alla rinfusa come in un cesto e che ognun* poi può recuperare al bisogno: per portare avanti un soggetto, per aumentare la suspence, per cambiare un po’ l’atmosfera.
Così abbiamo lavorato in questo tempo pandemico, siamo cresciut* insieme e insieme abbiamo gioito di questo bel risultato.

Gabriella Gianfelici

8colorix8storiecover

8 COLORI PER 8 STORIE

lettura a cura di Maria Musik

Quando, a causa del meccanismo per cui siti e social registrano le nostre preferenze, compare sullo schermo la notifica dell’ennesima offerta per un “Laboratorio di Scrittura” mi capita di storcere il naso. In parte, questo mio pregiudizio nasce dal conoscere il mercato che nasconde proposte blasonate quanto di scarsa qualità e, inoltre, si rafforza della convinzione che il primo vero laboratorio di scrittura sia la lettura, ahimè, sempre meno praticata nel nostro Bel Paese.
In questo caso, devo dire che è bastato l’invito alla lettura di Gabriella Gianfelici, che stimo come donna e come scrittrice, a farmi accettare – senza se e senza ma – di leggere, in assenza d’informazione pregressa e uscendo da qualunque ottica di valutazione meritocratica, i testi che qui troverete. Reduce dalla valutazione “matta e disperata” di racconti inviati a un Premio che mi vedeva nella giuria per la narrativa, accostarsi ai prodotti letterari di quest* autor* si è rivelata una piacevole sorpresa.
Ho molto apprezzato come ognun*, cogliendo gli stimoli del lavoro laboratoriale, abbia saputo sfruttarli per produrre qualcosa di originale che, al di là delle comuni suggestioni, rivelava un diverso temperamento artistico e variegate scelte stilistiche. In questa raccolta passiamo dalla difficile e coraggiosa arte della prosa poetica al racconto epistolare, dal diario alla scrittura sperimentale senza disdegnare gli scritti che rielaborano esperienze vissute senza scadere nel mero autobiografismo.
Vorrei invitare il lettore a una lettura in “due tempi”. Partite da un approccio globale per cogliere le possibilità che un buon lavoro laboratoriale, guidato da una “facilitatrice” professionale ma non invadente, offre al gruppo e a ciascun*. La metodologia del laboratorio, se ben condotta e conosciuta, pone tutti in un contesto d’apprendimento collaborativo per compiti reali che, volendo usare un anglicismo, definiremmo “learning by doing”. In un successivo momento, rileggetene uno al giorno per apprezzarne l’unicità e, senza voler fare graduatorie, coglierne il singolo e molteplice valore aggiunto.
La lettura globale renderà evidente come le/i partecipanti abbiano lavorato con passione all’elaborazione della “suggestione del colore” (anche sottratto a un’opera d’arte?) che fa da innesco alle emozioni. Si apprezzerà quanto si siano cimentat* con il valore dei lemmi che, prima isolati poi rinnestati, veicolano tali emozioni verso un processo di introspezione e ricerca di senso per essere “restituiti” al/nel testo in tutta la loro ricchezza espressiva. Infine, sarà certo gradito come abbiano colto l’invito a scavalcare il muro delle esperienze vissute in spazi ristretti (sempre di più in un tempo abbrutito dalla pandemia) per immaginare un “altrove” quale scenario, geografico o mentale, delle vicende o delle malie narrate.
La rilettura che vi ho proposta, poi, consentirà di uscire dall’ottica dell’insieme per stimare ogni prodotto/opera per le sue peculiarità, gli intenti espliciti o impliciti di trasmettere un messaggio, il meccanismo della memoria involontaria che, come in Proust, a partire da uno stimolo sensoriale consente la ricostruzione del ricordo pieno del suo valore soggettivo e quindi emotivo e, non ultimo, l’evidente buon lavoro che dovrebbe contraddistinguere sempre un testo letterario, sottraendolo al rischio dell’improvvisazione con conseguente perdita di valore.
Per concludere, auguro a ciascun* di voi autor* di non smettere mai di celebrare la Parola con la lettura e la scrittura e di perseguire con caparbietà le vostre aspirazioni: non è così importante in quanti vi leggeranno ma che non perdiate o sotterriate il vostro incredibile e luminoso Colore.

Roma, 23 maggio 2021

AMARANTO (Amaranto) di Paola Masselli
Un testo particolare, cadenzato, che ci abitua a un “metodo” capace di integrare poesia musicale e sonora, prosa e diario. La riflessione e l’autocoscienza attraverso le parole.
Il CORPO Pag 8

INCANTO (Bianco) di Addolorata Esposito
Testo assai particolare, a partire dall’inconsueta scelta del font… avrei quasi desiderato di vederlo scritto a mano per assaporare l’impatto della grafia “dell’anima”.
Il mito delle Sirene. Riflessione sulle sorelle di Proserpina. Pag. 19
LA BELLA ESTATE SI TINGEVA D’ORO (Giallo) di Adriana Rotili
Coraggiosa e affascinante prosa poetica. A parte qualche arcaico troncamento, che può però trovare motivo d’essere nell’allacciarsi al Mito, è di pregiata fattura.
Il mito della Madre Pag. 29
LA LETTERA (Arancione) di Francesca Vanchieri
Narrazione molto efficace e chiaro l’intento. Il dipinto delle arance simbolo della “pena e del riscatto” che accompagnano scelte d’autonomia. Interessante la collocazione temporale.
Il dipinto Pag. 39
ORESTE (Blu) di Fiorenza Morselli
La scrittrice lascia che a narrare la storia sia un uomo, personaggio positivo anche nel suo rapporto con il femminino. Il ritrovamento della borsetta e i rimandi a questo oggetto parrebbero condurre il lettore verso un “giallo” e la semplice soluzione del “caso” è un valore aggiunto perché risponde ai lineari canoni del racconto e del protagonista che molto rassomiglia al suo fiume immenso.
La borsetta Pag. 51
VERONICA (Verde) di Giorgia Sassi
Mi ha colpita la metamorfosi che ci rimanda, lievemente però, ad Alice e a Kafka
La metamorfosi Pag. 61
ROSSO SANGUE (Rosso) di Massimo Cappuccini
Per chi ha, come me, avuto a che fare con adolescenti è stato facile entrare in sintonia con i fatti narrati. I personaggi che ruotano intorno al protagonista sono stereotipi, volutamente credo, ma ahimè non tanto distanti dalle realtà genitoriali esperite.
Ho pensato a Proust e alla stanza foderata di sughero Pag. 71
NULLA ACCADE PER CASO (Azzurro) di Maria Presciutti
Anche in questo racconto troviamo le parole chiave esplicitate sin dall’incipit quasi a voler fare da cornice/bussola durante il viaggio che ci si prepara ad affrontare insieme al protagonista.
Una fotografia, a volte, non può contenere ciò che il ricordo vivido di un profondo vissuto ci restituirà finché ne avremo memoria Pag. 86

MARIA MUSIK

Maria Musik, nasce a LaRecherche.it nel 2007. Infatti, pur avendo coltivato da sempre la passione per la lettura e la scrittura, inizia a rendere pubblici i suoi testi proprio su questo sito e, sempre in questo magnifico luogo d’incontro, decide di rendersi disponibile a concorrere maggiormente alla sua crescita ed alla sua apertura verso spazi culturali e artistici più vasti. Su LaRecherche.it ha pubblicato trecentocinquant’otto testi fra poesia, narrativa, aforismi, articoli, interviste e recensioni nonché quattro eBook; ha partecipato a tutte le pubblicazioni di AA.VV. Attualmente fa parte del Comitato di Redazione, cura la collana di eBook “Indovina chi viene a cena?” ed è socia fondatrice dell’Associazione Culturale LaRecherche.it e membro della Giuria del Premio Letterario “Il Giardino di Babuk”.
Crede che la Letteratura, in tutte le sue forme, possa (debba?) avere anche un ruolo civico e sociale quindi concorrere alla denuncia di ogni forma di discriminazione e di limitazione dei diritti civili e umani.

Sono una romana de’ Roma, innamorata della sua città. Insieme al fatto che scrivo poesie e che a volte lo faccio in un romanesco senza pretese, amo tradurre le mie visioni in racconti brevi. Sono come un gatto che gira fra i vicoli, fruga e annusa un po’ ovunque e, a volte, il “bottino” diventa parola scritta. Questo è tutto quello che è importante sapere di me.
Una piccola curiosità che voglio svelarvi è l’origine dello pseudonimo con il quale firmo i miei scritti: “Maria Musik”.
Se vi viene voglia di vedere un posto veramente unico, andate a Testaccio e visitate il Cimitero Protestante (o Acattolico) in via Caio Cestio. Ha una storia antichissima, legata all’usanza di seppellire gli stranieri (in particolare i non cattolici) fuori dalle mura. È un luogo magico dove riposano grandi uomini accanto a gente comune. Vi troverete le sepolture di Shelley, Keats, Severn, Reinhart, Gadda, Gramsci, Malwida von Meysenbug, Amelia Rosselli, Dario Bellezza e tanti altri. È un luogo ricco di storia, arte, musica e poesia.
Camminando fra le tombe, molte delle quali monumentali, un amico ha richiamato la mia attenzione su quella di una bambina: Salzmann Gerda Tusnelda Ida. Il monumento, realizzato in marmo, è costituito da un basamento con sopra un cestino di fiori, una cartella, il libro cuore, una corda e una borsa sulla quale è incisa la parola “Musik”.
Così, ho scelto di firmarmi Musik per onorare quella piccola vita spezzata ma anche il luogo della sua sepoltura che, da emblema di intolleranza, è divenuto simbolo di una Roma che riconosce come “cittadini” tutti quanti qualunque sia il loro luogo di nascita, ceto, credo politico e religioso. Ho, poi, aggiunto il nome di Maria, una donna che ho molto amato e che Roma aveva accolto benevola, come tanti altri prima e dopo di lei.

Il link per acquistare il libro è il seguente:

(ancora) Poesia. On line la nuova edizione della Palabra en el Mundo

https://palabraenelmundovenecia.wordpress.com

On line l’edizione 2021 della sezione italiana del festival internazionale de ” La Palabra en el Mundo”, curata da Anna Lombardo, giunta alla sua quindicesima edizione.Palabra en el mundo Venezia XV 2021_definitiva copia_page-0001

Nella presentazione di Anna Lombardo ricorda che la Palabra en el Mundo è legata al Festival Internazionale di Poesia organizzato all’Avana e si svolge in contemporanea, nel mese di maggio, in più di 900 località nel mondo. “Il festival veneziano  – continua la direttora – è diventato nel tempo uno spazio di incontro più ampio e aperto; la poesia che in esso si ascolta è qui a parlare di noi tutti, a raccontare – come un tempo facevano i folli con gli ancor più folli regnanti – che la pace è parola da scambiare come segno reale di pace e non con missili e bombe, disoccupazione e disuguaglianze civili e sociali.

Anna Lombardo spiega anche che “Le restrizioni che il Covid-19 ha imposto a noi tutti, ci ha costretto a modificare il nostro abituale incontro con i partecipanti e le partecipanti e con il pubblico della poesia. I protagonisti e le protagoniste che ascolterete in questa XV edizione appartengono ad esperienze generazionali e geografiche differenti che, ci auguriamo, insieme agli scatti veloci che ci hanno inviato, ci aiuteranno a riflettere su dove stiamo conducendo questo nostro fragile pianeta.

Fra i protagonisti e le protagoniste di questa edizione, ricordiamo tra gli altri Fabrizio Buratto, Lucia Cupertino, Rita degli Esposti, Benny Nonasky, Patrizia Sardisco e moltissimi altri poeti e poete internazionali. E’ presente anche Simonetta Sambiase, che a questo blog appartiene.

Troverete tutti e diciotto poeti e poete partecipanti al link

https://palabraenelmundovenecia.wordpress.com/2021/02/16/programma-e-poeti-xv-edizione/

“Oltre alle voci dei poeti e delle poetesse – continua Anna Lombardo –  in questa XV edizione di Palabra en el Mundo, continua il consueto omaggio a Mario Geymonat e alla lingua latina. Quest’anno è stato curato da Anna Chahoud, Charlie Kerrigan e Carlo Franco che hanno scelto per noi, alcuni passi dalle Georgiche Virgiliane.

La solita conversazione a latere del Festival Palabra en el Mundo, è stata invece sostituita dal progetto “Traduzioni al Tempo del Covid”, che ha raccolto le traduzioni di nove artisti della parola i quali hanno aderito generosamente a questa iniziativa”.

Il comitato artistico organizzativo della Palabra italiana è composto da Fabia Ghenzovich, Giovanni Asmundo e Zingonia Zingone. 

Durante i prossimi racconti del blog, troverete degli approfondimenti sulle poesie partecipanti all’edizione. Come sempre, per segnalazioni o approfondimenti, la mail del Golemf è la seguente: golemf@virgilio.it

 

#centocinquantarighe. (Concorso per) Racconti clandestini.

Focus di giugno sul racconto. Mentre aspettiamo l’ultimo appuntamento di Exosphere on line dedicato ai racconti creati dagli scrittori e dalle scrittrici del laboratorio di Gabriella Gianfelici, vi segnaliamo un concorso dedicato ai racconti brevi della casa editrice Edizioni Clandestine, “#150 righe”. Racconti brevi quindi, scritti di propria mano oppure letti ed amati, il tema è libero.

C’è ancora un po’ di tempo per partecipare alla selezione, che si chiuderà il 29 maggio.

Tutte le informazioni le troverete alla pagina #IlFoglioClandestino .

Buona scrittura.

DONNE MIGRANTI E PRATICA DI SCRITTURA: NUOVO APPUNTAMENTO CON EXOSPERE ON LINE.

dalla prefazione di

Un posto nel mondo

Donne migranti e pratica di scrittura

… Ad accomunare le persone intervistate sono l’appartenenza di genere, l’esperienza migratoria e il fatto di avere pubblicato in italiano. Per il resto le differenze sono molte. Le scrittrici intervistate provengono da Somalia, Eritrea, Tunisia, Albania, ex Jugoslavia, Russia, Georgia, Romania, Mozambico, Egitto, India, Argentina e Brasile. E si sono spostate per motivi differenti: studio, lavoro, amori, fughe da situazioni collettive insostenibili, guerre. Le donne intervistate non sono un campione rappresentativo in termini numerici, ma in se stesso questo ventaglio di storie è molto istruttivo: la nostra immaginazione impigrita da stereotipi e discorsi riduttivi si confronta con l’enorme varietà e complessità di ciò che costituisce “migrazione”, ne mostra snodi imprevisti e a volte imprevedibili, la sua natura processuale, e la quantità di attori differenti che, a vario titolo, vi sono coinvolti.
In ogni caso, vi sono dimore abbandonate e altre trovate. A volte sembra che solo nello spazio in mezzo fra queste due dimore si possa essere in pace. Come dice la madre di una intervistata: “Guarda, c’è un unico posto dove non ti lamenti, qui sul traghetto, in mezzo!” (p. 145). Ma c’è un altro spazio che si forma, quello del racconto. A suo modo, il racconto è dimora. Specialmente se si racconta di sé, è un modo di ricomporre l’esperienza.
È una dimora scrivere innanzitutto. La creazione di uno spazio di raccoglimento, di elaborazione. Non sempre di pacificazione, ma di una certa conciliazione con la propria storia almeno. Anche pubblicare mette capo a un far dimora: si scrive nella lingua del paese ospite, ci si fa conoscere, ti invitano, costruisci relazioni. E fa dimora infine raccontarsi a voce, dialogare con la ricercatrice: che non si nasconde, mette in gioco le proprie domande e le proprie riflessioni, e con ciò offre uno spazio di ascolto, di elaborazione ulteriore condivisa.
L’ascolto conta. Queste donne hanno scritto in italiano perché italiane si sentono, del tutto o in parte. Come ci si può sentire italiani oggi. L’Italia fatica a riconoscere nel proprio discorso pubblico la presenza di persone come loro, per le quali “migrazione” non significa sbarchi, non ha niente neanche lontanamente a che fare con questioni di sicurezza (se non la loro), significa lacerazioni e speranze, memorie e aspirazioni, curiosità e sconcerto, situazioni obbligate e scelte, familiarità ed estraneità ad un tempo. L’Italia fatica a riconoscere un mondo sociale che è già, da tempo, abitato da persone come queste. E da noi con loro.
Colpisce nel leggere le storie che queste donne raccontano quanto siano colpite esse stesse. Da cosa? Dalla nostra ignoranza. Dei loro paesi d’origine innanzitutto. Anche di quelli europei. Come dice una di loro: “Quando sono arrivata qui mi sono resa conto che a quell’epoca gli italiani avevano perfino difficoltà a riconoscere come europei i paesi dell’est, cioè l’Europa era l’Europa occidentale! E tuttora non è molto cambiato” (p. 63).

unpostonelmondo

Il quarto appuntamento on line della rassegna “Non è solo il silenzio”, l’evento on line di Exosphere di Reggio Emilia, è dedicato alla saggistica con il libro di “Un posto nel mondo – Donne migranti e pratica di scrittura” di Simona Miceli  che dialogherà con Gabriella Gianfelici

L’appuntamento è per sabato 22 maggio, dalle ore 17.30 alle ore18.30 sulla piattaforma Meet di Google.

Accanto all’ospite d’onore, ci saranno Christiana de Caldas Brito, Pina Piccolo, Rahma Nur. Aprirà l’incontro Simonetta Sambiase di Exosphere e saluterà i partecipanti Roberta Pavarini.

Il link dell’incontro:

https://meet.google.com/vsm-zwoj-uci

Per informazioni, richieste, suggerimenti, scrivete a:

gabriellagianfelici@gmail.com

golemf@virgilio.it
casepopolari@gmail.com

In rete ci troverete su Fb e Twitter.

Vi attendiamo.

Dalle lettere di Antonia Pozzi: Alla mamma.

dalla prefazione del libro L’ANTONIA, in uscita per Ponte alle Grazie:
“Ha esplorato il mondo con desiderio ardente, ha esplorato sé stessa attraverso la fotografia e la poesia. Ha amato con sovrabbondanza e inesperienza, come i suoi pochi anni le hanno consigliato. La montagna è sempre stata la sua maestra e il suo rifugio. Si chiama Antonia Pozzi.

Antonia Pozzi

“Cara Mamma,
finalmente trovo un momento per scriverti con calma. È mattina: una bellissima mattina di sole, con delle nuvole leggere e bianche a mezza costa dei ghiacciai. Io ho portato fuori dalla tenda uno sgabellino e sono qui che ti scrivo seduta sull’erba. L’Elvira è andata a fare una passeggiata breve e tornerà prima di mezzogiorno: io ho preferito restare qui a lavarmi un po’ bene e a prendere un po’ di sole sul prato, per mettermi a posto le ossa dopo la gita di ieri. Non mi sono stancata; però era lunghetta; niente affatto difficile, ma in una cerchia di cime insuperabile. Ho preso diverse fotografie che dovrebbero essere delle meraviglie. Adesso sono letteralmente gocciolante di vaschina e di lanolina: bisogna che stia molto attenta, perché qui c’è il rischio di prendersi delle scottature in grande. La vita sono la tenda, una volta che ci si è sistemati e organizzati, è comodissima e, malgrado l’altezza, si dorme. Il mio pigiama è l’ideale e anche l’impermeabile mi serve a diversi usi. Ieri, appena tornata dalla gita, ho fatto un lussuosissimo the, col pentolino “méta”, che va benissimo. Il vino che passa il convento è abbastanza buono: e poi, davanti all’attendamento, ci sono delle baite dove si trova un latte straordinario. Di gite importanti credo che ne farò ancora una o due al massimo. Per il resto del tempo resterò qui, a gironzolare per le rive di tutti questi torrenti che scendono da ogni parte dei ghiacciai e che fanno un rumore così continuo e gradito. E voi, che fate? Come è andato il vostro ritorno a Pasturo? Il papà, la zia Ida, la zia Luisa, l’Antonita e pollastrini, il Rudi, i “cucurini”, che cosa fanno? (Scusa: mi sono dimenticata il Luigi, il Pierino e il Bobi). Baciami tanto tanto tutti: di’ che mi scusino, se non scrivo a ciascuno, ma qui è tanto difficile trovare il momento buono. Tu, sta su allegra, non fare “quit-quit” e abbiti il mio abbraccio strettissimo”.

La tua Antonia

Dalle Lettere – Alla mamma – Breil, 25 luglio 1933