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"La forza che uccide è una forma sommaria, grossolana di forza. L' altra forza è quella che non uccide; o meglio, quella che non ha ancora ucciso. Quella che certamente o molto probabilmente, lo farà, che è sospesa sul capo di qualcuno e potrebbe ucciderlo da un momento all’altro; in ogni caso essa trasforma l’uomo in pietra. Simone Weil"
VIOLENZA DOMESTICA
di Illiana Rocha
(Traduzione di Federica Galetto per il blog)
Libellule la mattina ingannate dalla porta a vetri scorrevole,
sparpagliate in veranda come sigarette spezzate
a metà, e un cavallo ad acquerello, le giunture a cerchi blu chiaro.
Auto da golf sfrecciano sul petto verde
delle colline. Mi dormivo sulle mani,
piatti cuscini colmi di minuti pezzetti d’ossa.
Coperta grigia della solitudine, il mascara di ieri sera. Solitudine
una libellula volteggia come saliva a rallentatore vicino al vetro,
promette di riempirlo con se stessa come la sua mano,
il mio viso lo rifrange. Mezzo mondo ancora dorme,
i miei seni vivi e svegli nella maglietta
Cerchi di vento nell’erba,
scalpiccio di cavalli in quella direzione. Cerchi saturi,
volti, muovono lo schermo muto della TV, trasmettono più solitudine :
Compra questa proprietà, prova questo esercizio.
Una donna con due grossi seni non è convincente.
Quando mi sposto in me stessa, il vetro mi si spezza dentro,
un cielo sconfitto per metà delle sue stelle,
mani buie disperate trovano qualcos’altro per riempirlo.
Come mani, gli uccelli sbattono le ali in un applauso disperato,
volando in tondo come se la loro specie stesse per estinguersi.
La mia gola,
metà massa solida, metà gonfia per la tequila,
non è la solitudine che noi esseri volanti cerchiamo di evitare,
ma soltanto una logica dolorosa nel vetro,
una che impari come quella del petto .
Un arcobaleno interrompe
il petto di nube bianca,
come il mio, dove una volta le sue mani vivevano, poi distrutte.
Il mio respiro contro il vetro liscio del silenzio,
in cerca della saggezza della cavità di un albero, cerchio sessuale,
come la solitudine persiste
invitata da altri sopravvissuti di questo mondo dalla metà
della sua violenza, tutto il suo amore
DOMESTIC VIOLENCE
di Illiana Rocha
Morning dragonflies tricked by the sliding glass
door, scattered on the porch like cigarettes torn in half,
& a horse in watercolor, its joints light blue circles.
Golf carts zoom over the green breasts
of the hills. I slept on my hands,
flat pillows filled with a puzzle of tiny bones. Loneliness’s
gray blanket, last night’s mascara, loneliness—
a dragonfly hovers like spit in slow motion near the glass,
promises to fill the pane with itself like his hand,
my face reflecting back at him. Half
the world is still asleep, my breasts
alive & waking from my shirt. Wind in circles
through grass, horses tip in its direction. Saturated circles,
faces, move the muted TV screen, broadcast more loneliness:
buy this property, try this exercise. A woman with hard breasts
isn’t convincing. When I shift in myself, glass
breaks inside me, a sky losing over half
its stars, desperate dark hands
finding something else to fill it. Like hands,
birds clap their wings in desperation’s applause, circling
as if their species is dying out. My throat, half
gastrolith, half swollen tequila, it’s not loneliness
we flying things try to avoid, but in glass
a painful logic, one you learn like the breast’s.
A rainbow interrupts the white cloud breasts,
like mine, where once his hands
lived, then destroyed. My breath against silence’s smooth glass,
longing for the wisdom of a tree’s hollow, sex circle,
how it endures loneliness
by invitations to other survivors of this world from half
its violence, all its love.
AMBRA
di Eavan Boland
Che un tempo ci sia stato un grande dolore, non ha mai avuto importanza:
gli alberi sulle colline, nei boschetti, che piangono –
un oro di plastica che cola
a terra per secoli e stagioni –
fino ad ora.
In questo bel pomeriggio di settembre in cui tu non ci sei
tengo stretto, come se la mia mano lo potesse custodire,
un monile d’ambra
che mi hai donato un tempo.
La ragione dice questo:
i morti non possono vedere i vivi.
i vivi non rivedranno più i morti.
L’aria chiara di cui abbiamo bisogno per ritrovarci è
svanita per sempre, eppure
questa resina un tempo
ha raccolto semi, foglie e perfino piccole piume mentre cadeva
e cadeva
e ora in un’atmosfera solare sembrano vivi
come non mai
come se il passato fosse presente e il ricordo stesso
un miele baltico –
uno sfregamento agli orli del visibile, un’esibizione solo di quanto
si possa conservare
dentro un’imperfetta traslucenza.
CIO’ CHE INDOSSAVO
di Mary Simmerling
Era questo:
a partire dall’alto
una maglietta bianca
di cotone
a manica corta
e girocollo
Questa era infilata
in una gonna di jeans
(anche quella di cotone)
che finiva appena sopra le ginocchia
e con una cintura in vita
Sotto tutto questo
c’era un reggiseno di cotone bianco
e mutande bianche
(anche se probabilmente non abbinate)
Ai miei piedi
scarpe da tennis bianche
il tipo di scarpe con cui giochi a tennis
e per finire
orecchini d’argento e lucidalabbra.
Questo è ciò che indossavo
quel giorno
quella notte
il quattro di luglio
del 1987.
Potreste chiedervi
perché è importante
o perché io mi ricordi
ogni capo di abbigliamento
con questa precisione
Vedete
mi hanno fatto questa domanda
molte volte
l’ho ricordato
molte volte
questa domanda
questa risposta
questi dettagli.
Ma la mia risposta
così attesa
così prevista
sembra piatta in qualche modo
visto il resto dei dettagli
di quella notte
durante la quale
ad un certo punto sono stata violentata.
E mi chiedo
quale risposta
quali dettagli
vi darebbero conforto
potrebbero darvi conforto
a voi
miei inquirenti
cercate conforto
laddove
ahimè
nessun conforto
può essere trovato.
Se solo fosse così semplice
se solo potessimo
mettere fine allo stupro
semplicemente cambiandoci d’abito
Ricordo anche
che cosa lui stesse indossando
quella notte
anche se
è vero
nessuno
me l’ha mai chiesto
MI DICEVANO
di Jean Teppermann
Mi dicevano
è meglio se tagli i tuoi crespi capelli
sembri una strega sembri ebrea.
Mi chiedevano perchè
cantassi per le strade invece di stare in silenzio
mi raccontavano storie di donne eleganti
e dei loro diversi matrimoni.
Sono diventata strana invisibile e sola.
Voglio che i miei capelli si arriccino selvaggi
voglio andare incontro alla luna
e ridere gridare vivere
con i miei crespi capelli.
SONO UNA DONNA IN INDIA
di Chandni Singh
Mi hanno accarezzato il seno.
Non da un amante,
ma sconosciuti su un autobus.
Sono stato gyrated contro
mentre navigo per la città:
confezionati come sardine
sono più depravati degli animali.
Mi sono stati mostrati dei peni
di cui non conosco i proprietari;
vengono solo con un paio di occhi intrisi di lussuria
e un sorriso senz’anima.
Posso tenere testa ai problemi
sull’ambiente.
Posso essere eloquente sulla letteratura e la musica.
Mi è stato detto, io sono il futuro;
e per un attimo sono indotto a credere
nella bolla in cui ho comprato.
In occasione del convegno “Dalla piuma all’algoritmo – La cura della trasmissione” che si terrà a Roma il 29 ottobre, il tavolo della poesia vedrà protagoniste anche Exosphere e il blog Il Golem femmina, attraverso due delle quattro animatrici del tavolo, la coordinatrice Gabriella Gianfelici e la “segretaria verbalizzante” Simonetta Sambiase. Al tavolo si siederanno firme suggestive della poesia di questi anni, da Anna Maria Curci a Maria Grazia Calandrone, da Lucianna Argentino ad Anna Maria Farabbi solo per ricordarne alcune.
Vi aspettiamo. Portate poesia.
Gabriella Gianfelici
Care e cari,
in occasione della Festa “Abit-Arte”, organizzata dalla Cooperativa Case Popolari di Mancasale e Coviolo per i primi giorni di ottobre, vi invitiamo a partecipare ad un laboratorio di scrittura (nella forma che desiderate cioè poesia, racconto breve, testo collettivo o diario) che si terrà sabato 10 settembre dalle 16.00 alle 18.00 e domenica mattina dalle 10.00 alle 12.00 sempre in via Selo n.4
Il laboratorio è gratuito e dovete portare soltanto i materiali per scrivere. Sarà condotto da Gabriella Gianfelici e da Simonetta Sambiase con le modalità di sempre: letture di brani, discussioni, riflessioni, suggestioni date con poesie, versi, pensieri, colori, quadri etc.
Cercheremo di scrivere sull’ambiente e la sua bellezza, sull’ecologia, sul nostro territorio reggiano e sui temi proposti dalla festa, (che a breve sapremo in modo esaustivo).
Alla chiamata di “Abit-Arte” di ottobre, faremo la nostra parte.
All’interno della festa d’arte e cultura, organizzata dalla Cooperativa Case Popolari di Mancasale e Coviolo, per realizzare un evento di arte pubblica muralistica a Reggio Emilia, come segno d’arte per un abitare sostenibile, inclusivo, bello e solidale, creeremo un laboratorio di scrittura creativa e poetica per esserci nella maniera solidale e associativa che ci caratterizza.
Abbiamo bisogno di tutte e tutti voi.
Abbiamo bisogno di creare delle preziose tessere di un mosaico di ricordi, di idee, di testimonianze, di invenzioni, di resistenza, di speranza, di curiosità, di amore per un quartiere, di una città, di una terra che (nonostante tutto) sorride ancora.
E il testo corale, che formeremo nel laboratorio, sarà presentato durante le giornate di Abit-Arte, insieme alle poesie del fondo poetico dell’associazione Exosphere, che da anni ha dimora nell ’ospitale saletta civica della CCPM.
Gabriella Gianfelici
Simonetta Sambiase
( Ass.ne Culturale Exosphere, PoesiArtEventi)
per informazioni:
mail:
gabriellagianfelici@gmail.com,
golemf@virgilio.it
Accenni del progetto:
(per tutte le informazioni, le partecipazioni, le curiosità e gli interessi, cliccate qui)
Le schede degli artisti visivi:
Vi aspettiamo.
Credo alle molestie di alcuni alpini a 500 donne durante la loro adunata di Rimini.
Ci credo perché:
1) Perché credo al coraggio di ogni donna che ha il coraggio di denunciare di aver subito molestie in un Paese qualunquista che spesso giustifica i carnefici e non ha empatia con le vittime.
2) Perché avevo già letto questo articolo del 2018:
che riporta le stesse dinamiche “goliardiche” e gli stessi impegni – disattesi – di farle smettere da parte delle organizzazioni di queste adunate di alpini di montagna e di mare.
3) Perché conosco il rigore e il fervore delle compagne di NUDM sulla presa in carico di azioni di contrasto alla violenza contro le donne e non posso che ringraziarle di aver alzato la voce anche contro chi mentre lavori potrebbe pensare che infilarti una mano nella gonna sia solo un atto di goliardia:
Rimini, molestie degli Alpini: “Non una di meno” prepara azione legale
4) Perché queste voci su alcuni alpini “goliardici” le avevo già raccolte come sfogo amaro quando facevo sindacato e vorrei dare solidarietà, come donna, anche a chi non ha avuto ancora il coraggio di denunciarle.
Ecco perchè ci credo. Di più.
Delle riflessioni su queste “goliardie”, che provocano il vomito a chi le subisce, le avevo trasformate in versi in una poesia pubblicata in “Borea”. Perché “ci credevo”. E perché le voci di ribellione al potere distorto del maschilismo non debbono mai tacere. Che si tratti di qualche alpino “goliardico” o di qualche altro militare “scanzonato e allegro” o di un avvocato, di un autista, di un infermiere o di un direttore d’orchestra innamorato dei Carmina Burana, insomma di un mascalzone qualsiasi, le mani devono essere tenute lontano dalle lavoratrici, dalle donne, dalle ragazze, da chi non vuole essere “goliardiata”.
Palabra en el Mundo di Venezia da anni ospita poeti e poetesse da tutto il mondo per unirsi intorno alla parola poetica e rendere costruttivi e tangibili i principi di solidarietà e pace.
La Pace è parola-azione da scambiare come segno reale di pace e non con missili e bombe, disoccupazione e disuguaglianze civili e sociali; è assenza di violenze su corpi e territori, eguaglianza reale delle persone tutte e in tutti gli angoli del pianeta e non vuote retoriche parole o leggi e cavilli burocratici.Non siamo da soli a camminare su questa terra che ci ospita e non siamo da soli a dire di No alla mania guerrafondaia che gli uomini hanno da illo tempore continuato a costruire.
Mantenere viva la Solidarietà, l’Accoglienza e i Rapporti di Amicizia è essenziale e non rinunciabile in questo oscuro momento storico. Così come non parlare di odio ma di sorellanza, di fratellanza e di rifiuto netto delle armi per risolvere i conflitti.
Noi costruiamo e portiamo avanti invece le armi della ragione, della critica e della nostra umanità anche attraverso la parola poetica.
Quest’appello si rivolge a tutte le persone che non accettano di subire passivamente la logica di guerra che nella nostra storia ha come un movimento carsico: appare e scompare in ogni angolo della terra sotto diverse forme.
Una cosa è sempre stata chiara però alla fine di ogni conflitto: coloro che sempre hanno subito i torti di guerre giuste o sbagliate, come le si vogliono definire nei libri di storia e nelle narrazioni, sono in maggioranza le donne e i loro figli e figlie in primis; poi c’è anche la terra che subisce fino alla nausea impoverimenti e distruzioni del suolo, dei suoi abitanti animali e vegetali.
Durante la pandemia, avevamo pensato, sperato, creduto che ci saremmo finalmente fermati, seduti ad un tavolo a ragionare su come tornare ad usare buone pratiche di convivenza.
Ora vediamo che così non è stato.
I governanti hanno invece continuato a mappare, confinare, scacciare, reprimere, costruire e smerciare armi, martoriare corpi e menti, limitare la libera circolazione delle persone. Il tutto in nome di un profitto che non ci appartiene. Il Che fare? ora che siamo vicinissimi alla follia generale, non è facile e richiede ad ognuno e ognuna di noi un atto di coraggio e di fermezza:
bandire le armi
dalle nostre produzioni a supporto della nostra economia, bandire la guerra dalla nostra storia, che essa diventi veramente un tabù, mi sembrano le due immediate condizioni se veramente vogliamo dare un futuro il più armonioso possibile a questa terra, Perché anche le nostre resteranno solo parole, se ad esse non si accompagna un gesto di pace, un’azione di costruzione della Pace. Che le armi tacciano e si cominci a parlare vuol dire quindi che le armi non devono circolare. I nostri governanti devono ascoltare la voce dei cittadini e delle cittadine.
Che i figli chiamino i padri, le madri i loro figli a posare le armi.
Il poeta albanese Ismail Kadare chiudeva, già negli anni ’60, così un suo poema: “Venite e appendete le armi ai chiodi delle rime”.
Proviamo ad ascoltarlo davvero adesso?
Questo è l’appello che noi della Palabra en el Mundo di Venezia rivolgiamo a tutte e tutti i costruttori di Pace. Accogliamo i testi dei poeti e delle poetesse che a noi si vorranno unire per organizzare anche una lunga carovana non di bombe ma di parole poetiche che superino il rumore funesto della guerra e la faccia tacere per sempre.
Aderiscono artiste/i e associazioni:
Anna Lombardo, Fabia Ghenzovich, Giovanni Asmundo, Zingonia Zingone, Alessandro Cabianca, Valeria Raimondi, Fernanda Ferraresso, Letizia Lanza, Lorenzo Fort, Simonetta Sembiase, Paolo Polvani, Adriana Hoyos, Armando Pajalich, Anna Chahoud, Anna Maria Ferramosca, Mariella De Santis, Rita degli Esposti, Marta Petru, Francis Combes, Pierfranco Uliana, Isabella Albano, Ivana Marksic, Louis Felipe Sarmento, Marco Cinque,
Pronto Intervento Poetico (PIP), Gruppo90-ArtePoesia
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Palabra en el Mundo in Venice has hosted poets worldwide to unite around the poetic word and make the principles of solidarity and Peace constructive and tangible.
Peace is a word-action to be exchanged as a tangible sign of Peace: not with missiles and bombs, unemployment and civil and social inequalities. It is the absence of violence against bodies and territories, the fundamental equality of people in all corners of the planet and not empty rhetorical words or laws and bureaucratic quibbles. We are not alone in walking on this land that hosts us, and we are not alone in saying No to the warmongering mania that men have continued to build since then.
Keeping solidarity, hospitality and friendships alive is essential and cannot be renounced in this dark historical moment. So, it is crucial not talking about hatred but about sisterhood, brotherhood, and the net refusal of weapons to resolve conflicts.
As poets, we build and carry on the weapons of reason, criticism and our humanity through the poetic word.
This call aims at all people who do not accept passively the logic of war that in our history has a karst movement: it appears and disappears in every corner of the earth in different forms.
One thing has always been clear, however, at the end of every conflict: those who have always suffered the wrongs of right or wrong wars, as they are defined in the history books and the narratives, are primarily women and their sons and daughters in primis; then there is also the earth that undergoes up to the point of nausea impoverishment and destruction of the soil, of its animal and plant inhabitants.
During the pandemic, we had thought, hoped, believed that we would finally stop, sit at a table and think about how to go back to using good coexistence practices.
But, unfortunately, now we see that this was not the case. Instead, the rulers continued to map, confine, drive out, repress, build and sell weapons, torture bodies and minds, and limit people’s free movement. All in the name of a profit that does not belong to us. What to do? now that we are very close to general madness, it is not easy and requires from each one of us an act of courage and firmness: ban weapons from our productions in support of our economy, ban the war from our history, that it genuinely becomes a taboo, seem to me the two immediate conditions if we want to give a future as harmonious as possible to this land. Because even ours will remain only words if they are not accompanied by a gesture of Peace, an action of building Peace. Therefore, that the weapons are silent and we begin to talk means that the weapons must not circulate. Our rulers must listen to the voice of their citizens.
Let the children call their fathers and mothers their children to lay down their weapons.
The Albanian poet Ismail Kadare closed one of his poems as early as the 1960s:
«Come and hang your weapons on the nails of the rhymes».
Let’s try to listen to it now!
It is the call that we at Palabra en el Mundo in Venice address to all builders of Peace. We welcome the poets’ texts who will want to join us to organize a long caravan not of bombs but of poetic words that overcome the fatal noise of war and silence it forever.
The following artists and associations have signed:
Anna Lombardo, Fabia Ghenzovich, Giovanni Asmundo, Zingonia Zingone, Alessandro Cabianca, Valeria Raimondi, Fernanda Ferraresso, Letizia Lanza, Lorenzo Fort, Simonetta Sembiase, Paolo Polvani, Adriana Hoyos, Armando Pajalich, Anna Chahoud, Anna Maria Ferramosca, Mariella De Santis, Rita degli Esposti, Marta Petru, Francis Combes, Pierfranco Uliana, Isabella Albano, Ivana Marksic, Louis Felipe Sarmento, Marco Cinque,
Pronto Intervento Poetico (PIP), Gruppo90-ArtePoesia.