(ancora) Poesia. On line la nuova edizione della Palabra en el Mundo

https://palabraenelmundovenecia.wordpress.com

On line l’edizione 2021 della sezione italiana del festival internazionale de ” La Palabra en el Mundo”, curata da Anna Lombardo, giunta alla sua quindicesima edizione.Palabra en el mundo Venezia XV 2021_definitiva copia_page-0001

Nella presentazione di Anna Lombardo ricorda che la Palabra en el Mundo è legata al Festival Internazionale di Poesia organizzato all’Avana e si svolge in contemporanea, nel mese di maggio, in più di 900 località nel mondo. “Il festival veneziano  – continua la direttora – è diventato nel tempo uno spazio di incontro più ampio e aperto; la poesia che in esso si ascolta è qui a parlare di noi tutti, a raccontare – come un tempo facevano i folli con gli ancor più folli regnanti – che la pace è parola da scambiare come segno reale di pace e non con missili e bombe, disoccupazione e disuguaglianze civili e sociali.

Anna Lombardo spiega anche che “Le restrizioni che il Covid-19 ha imposto a noi tutti, ci ha costretto a modificare il nostro abituale incontro con i partecipanti e le partecipanti e con il pubblico della poesia. I protagonisti e le protagoniste che ascolterete in questa XV edizione appartengono ad esperienze generazionali e geografiche differenti che, ci auguriamo, insieme agli scatti veloci che ci hanno inviato, ci aiuteranno a riflettere su dove stiamo conducendo questo nostro fragile pianeta.

Fra i protagonisti e le protagoniste di questa edizione, ricordiamo tra gli altri Fabrizio Buratto, Lucia Cupertino, Rita degli Esposti, Benny Nonasky, Patrizia Sardisco e moltissimi altri poeti e poete internazionali. E’ presente anche Simonetta Sambiase, che a questo blog appartiene.

Troverete tutti e diciotto poeti e poete partecipanti al link

https://palabraenelmundovenecia.wordpress.com/2021/02/16/programma-e-poeti-xv-edizione/

“Oltre alle voci dei poeti e delle poetesse – continua Anna Lombardo –  in questa XV edizione di Palabra en el Mundo, continua il consueto omaggio a Mario Geymonat e alla lingua latina. Quest’anno è stato curato da Anna Chahoud, Charlie Kerrigan e Carlo Franco che hanno scelto per noi, alcuni passi dalle Georgiche Virgiliane.

La solita conversazione a latere del Festival Palabra en el Mundo, è stata invece sostituita dal progetto “Traduzioni al Tempo del Covid”, che ha raccolto le traduzioni di nove artisti della parola i quali hanno aderito generosamente a questa iniziativa”.

Il comitato artistico organizzativo della Palabra italiana è composto da Fabia Ghenzovich, Giovanni Asmundo e Zingonia Zingone. 

Durante i prossimi racconti del blog, troverete degli approfondimenti sulle poesie partecipanti all’edizione. Come sempre, per segnalazioni o approfondimenti, la mail del Golemf è la seguente: golemf@virgilio.it

 

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Poetry (on line) is not bad. Dal nuovo lavoro di Claudia Zironi, incontri e ascolti di poesia e poeti.


Nell’attesa che ritornino i giovedì (di)versi dove incontrarsi vis-à-vis ad ascoltare poesia nelle sere bolognesi, i nuovi libri di poesia della collana Arcipelago Itaca arrivano anche nel web.  Da giovedì 10 dicembre, in  una serie di brevi incontri in diretta on line Claudia Zironi, partendo da  “Not bad“, l’ultimo suo poderoso lavoro poetico,  dialogherà con altri autori della nuova casa editrice . Nella locandina,  tutte le informazioni sui primi due appuntamenti.

Come invito, vi lascio alla lettura di tre testi della quarta parte del libro, “Il ritorno degli uccelli” dedicato in toto al 2020, annus horribilis, in cui uno sguardo emozionato e forte avvolge la parola, intercapedine fra speranza e quotidiano. “Queste parole – scrive nella prefazione del libro Francesco Tomada – sono una rete a maglie strette … si nutrono così intimamente della vita dell’autrice da ricavarne un indiscutibile valore di verità. Perché, in fondo, alla fine è proprio questo quello che conta, che la poesia sia vera: se lo è, allora diventerà bella”. Una verità pubblica, che si nasconde nel privato, che ruba la bellezza e che ci stanca, come l’anno (Not bad ma davvero Not good) che è passato come un dolore, un anno che ha allontanato perfino gli  uccelli dal cielo e troppe gioie, nel suo girare intorno al nostro sole, intorno al freddo di certi cuori, nel  karma laico di certe leggi dei corpi celesti che governano gli sguardi. Forse è lì che la Zironi ci porta, in quell’assioma dove “la verità, come la materia, è sempre in divenire”, e c’è il verso che esplora, che indica, che chiede casa e segni, che chiede bellezza. La bellezza è una dea ricca, minacciosa, spesso lontana. Ci inciampiamo a volte, tra “troppe guerre e troppe paure e il disamore delle stelle“. La preghiera più ascoltata è al dio degli amori mancati, ma il prossimo dio avrà ancora in sé la vita, il rispetto di tutti i credo e di tutte le correnti, perfino quelle dolorose, al di là del conosciuto e dell’inaspettato.

per gentile regalo
di Claudia Zironi
dal libro NOT BAD

***
il nostro tempo ha le ali grandi
vola rasente acqua e le batte con calma
con cadenza precisa.  l’acqua che sfiora
non è mai la stessa: benedice il mutamento
santifica il gioco.  solo una volta nella nostra vita
interrompe il volo.

***
stare in silenzio non si addice alla primavera
ci sono troppi animali in cielo e in terra
ciascuno intento a propagare la vita.
per tutti si tratta solo di trovare
il giusto richiamo
per arrivare al cuore

***
(5 luglio 2020)
a Francesca, a Lorenzo, agli amici

stavamo in stormo stretti, come attorno
a una rondine e al suo nido, rimasto vuoto
un sabato di luglio per un volo
scelto come ultimo, definitivo
senza colpa e senza grazia, con le piume
di prima della muta, con la fretta giovane
della sconfitta, stavamo in tanti
a proteggere la madre, a perpetuare
la sacralità del rito: aggiustare, abbracciare
porgere il cibo, stavamo immobili
ognuno cantando la sua parte di ricordo
intrecciando invano i ramoscelli
per ricomporre l’intero.

ODE FROM A NIGHTINGALE – Cinque poesie dal nuovo libro di Federica Galetto tradotto da Chiara De Luca.

Questo libro è un dono che la Natura, il Silenzio e la Preghiera mi hanno fatto, è un omaggio alla mia lingua elettiva: l’inglese, lingua in cui nasce la silloge; i testi sono infatti bilingue, tradotti dall’inglese dalla bravissima Chiara De Luca che ha saputo con competenza e sensibilità traghettarli in Italiano. È una ricerca della parola nel vuoto del silenzio, nell’animo umano come specchio riflettente della natura che ci ospita. È un viaggio nel magma umano e nelle sue fragilità, ma anche un gioioso inno alla vita.
Federica Galetto.

***

WHAT I WANT

What I want is your presence
and your glance when I wake up
What I want is a calm breeze
in this hectic life,
a quiet beat of the earth
under my feet
No enemies knocking on my door
No solitude inside of my soul
Just a smile when it comes dark,
a melody of singing birds on my windowsill
What I want is finding a way
to create beauty every day,
a big tree planted out there
so that I can count every leaf from my nest
I don’t want anything else if you sit
downstairs looking after our love,
thinking about our next day to live,
thinking about we are tree and leaf,
now and forever.

QUELLO CHE VOGLIO
Quello che voglio è la tua presenza
e il tuo sguardo quando mi sveglio
Quello che voglio è un vento calmo
in questa vita febbrile,
un battito quieto della terra
sotto i miei piedi
Senza nemici che mi bussano alla porta
Né solitudine nella mia anima
Solo un sorriso quando fa buio,
una melodia di uccelli che cantano sul davanzale
Quello che voglio è trovare un modo
per creare bellezza ogni giorno,
un grande albero piantato là fuori
per poterne contare ogni foglia dal mio nido
Non voglio nient’altro se ti siedi
al piano terra a occuparti del tuo amore,
pensando al nostro prossimo giorno da vivere,
pensando al fatto che siamo albero e foglia,
ora e per sempre.

***

SOMETIMES
Sometimes
the eyes remain silently full Into the deep orbit

of an image they ditch desires
Hollow is the mouth
down on a tempting heat


And still a vein throbs snuggling its violet nuance

There are cloudy mornings
out there
and a round sunny hour
which sounds
and corn flowers tickling
my nose
where Gods play and laugh

That fringe on a superb lip
falls for me
Dancing slowly on a lone body I water
where no lies grow
and life comes to a rebirth Wild is a breath
A bunch of ecstatic fire

 

TALVOLTA

Talvolta
gli occhi restano in silenzio pieni
Dentro l’orbita profonda di un’immagine gettano desideri
Cava è la bocca
in fondo su un calore allettante
E ancora una vena pulsa
stringendo la sfumatura violetta
Ci sono mattine nuvolose
là fuori
e una circolare ora di sole
che suona
e fiordalisi a solleticarmi
il naso
dove gli Dèi giocano e ridono
Quell’orlo su un labbro superbo
cade per me
Danzando lentamente su un corpo solitario innaffio
dove non crescono bugie
e la vita giunge alla rinascita
Selvatico è un respiro
Un mazzo di fuoco estatico

***

THE EMPTY SPACE I HAVE BUILT

The empty space I have built
in the colours of sour breaths
Overflowing submersed creatures
independent
And they stop
at the only unusual motion that
incises the air
Among the thousands of inclinations
you reach the tones
Exasperated lights with no outline
urge
And the streets don’t believe
the overwhelming weight
They don’t help the left tracks
It would soothe a tremble to me
if only I could rule my breast’s incipient edema
and the still one of my legs breaking my run
I unglue a remote ray in my living
I break it down in the sun I know
For I never get lost

LO SPAZIO VUOTO CHE HO EDIFICATO

Lo spazio vuoto che ho edificato
nei colori di aspri respiri
Traboccanti creature sommerse indipendenti
E si fermano
all’unico moto insolito che
incide l’aria
Tra le migliaia d’inclinazioni
raggiungi i toni
Luci esasperate senza contorno
spingono
E le strade non credono
al peso soverchiante
Non giovano le tracce lasciate
Mi calmerebbe un tremore se solo
potessi dominare l’edema nascente nel petto
e la gamba immobile che mi spezza la corsa
scollo un raggio remoto nel mio vivere
lo getto nel sole che conosco
Perché mai mi perdo

***

IT IS SNOWING A LIGHT FROM ABOVE

It is snowing a light from above
No sounds in the grass
There’s a little prayer hidden in a
curly bush at the bottom of the road
and silence that runs like a distilled voice
in the air
Specular dreams outside my window
go ahead on their own
sparkling in a bubble
I never meant to say I’m ready
I never meant to say I’m safe
But this calm keep me tight and
your arms seem to be closer
For a while I stand on the doorway checking out my breath
A cracking noise flies and stumbles
A sparrow on the window-sill explores my life from the outside

(I see millions of wings wiping my soul)

STA NEVICANDO UNA LUCE DALL’ALTO

Sta nevicando una luce dall’alto
Nessun suono nell’erba
C’è una piccola preghiera nascosta
in un cespuglio ricciuto in fondo alla strada
e silenzio che corre come una voce distillata
nell’aria
Sogni speculari fuori dalla finestra
proseguono da soli
scintillando in una bolla
Non ho mai inteso dire Sono pronta
Non ho mai inteso dire Sono in salvo
Ma questa calma mi stringe e
le tue braccia sembrano qui accanto
Per un po’ resto sulla soglia
a controllarmi il respiro
Un rumore schioccante vola e cade
Un passero sul davanzale esplora
la mia vita dall’esterno

(Vedo milioni di ali che mi puliscono l’anima)

***

I LEFT YOU
I left you in a shade of red
down there in the past

A second into a life became my rush
and my sound,
a visit of a woman carrying her luggage
out of a storm
And then, in a reason without its neck
all the thoughts kept their names
in the lazy rock I have inside my chest

A second into a life became my rush
Let me start again to seed
I’m so tired to be a blade of grass

TI HO LASCIATO

Ti ho lasciato in un’ombra di rosso
laggiù nel passato

Un secondo in una vita divenne la mia corsa
e il mio suono,
la visita di una donna che trasportava i suoi bagagli
fuori da una tempesta

E poi, una ragione senza collo
tutti i pensieri tennero i propri nomi
nella pietra pigra che ho dentro il petto

Un secondo in una vita divenne la mia corsa
Lascia che ricominci a seminare
Sono così stanca di essere un filo d’erba

***

Il libro è stato creato in inglese e tradotto in italiano, non il contrario. Non è un mistero per chi conosce Federica Galetto e la sua passione per tutto quello che viene al di là della Manica. L’autrice ama anche la lingua tedesca ma non tanto come quella inglese. Aggiungo  poi che Chiara De Luca è sempre stata una delle sue traduttrici di poesia preferite. Non mi ha stupita così  la scelta di affidare a lei la traduzione del corpo poetico di Ode from a Nightingale. Nightingale è un totem di Federica Galetto.  La stanza di Nightingale è stata per decenni la stanza della poesia di un blog importante, che ha ospitato molte liriche di autori diversissimi. Nightingale era anche il nom de plume dell’autrice,  una delle sue identità poetiche che aveva bisogno di essere portata fuori, alla luce della scrittura. Ora è arrivato il testo Nightngale,  un libro formato da quattro parti, da quattro tempi. Leggo le poesie con la voce di Federica in testa. La conosco da tanto di quel tempo, che la memoria non mi permette di leggere senza sentire il suono della sua voce. Ogni verso, ogni strofa. La cadenza precisa ed aristocratica, la malinconia e il suo legame sotterraneo e profondo con il passato e l’ombra del futuro, le stagioni dei ricordi, il fluire della bellezza negli sguardi dal proprio mondo interiore alla natura che “bussa alla porta” o, ancor meglio, alla finestra della “stanza tutta per sé” dove rivendicare il proprio tempo. Il respiro del mondo intimo, del quotidiano vivere seguendo la commozione del “sentire”, del raccogliere gli ultrasuoni nel sentire dei piccoli spazi, a piedi nudi nella terra,  nei piccoli luoghi dove ritrovarsi, dove abbassare la luce e la voce; dove l’immensità è il sentimento, null’altro che il cuore oltre ogni ragione.
Questo è il link della traduttrice che legge dei brani dal libro.Vi invito all’ascolto.
https://youtu.be/H9pWl-XXh-4

 

La parola è stagione incendiaria. Bologna in lettere in memoria di Jolanda Insana.

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da La Fabbrica Sfabbricata

E’ “satura di cartuscelle” l’Insana e le cartuscelle sono quelle carte che ingombrano le scrivanie meridionali degli scrittori o dei contabili;  sono le carte scritte in cui si viene sommersi senza riuscire a mettere ordine. Essere in mezzo a carte e cartuscelle è essere immersi in un mare di parole in cui per uscirne, per trovarne un ordine,  bisognerà concederle tempo e tempo. Non dovrai avere fretta per uscire fuori da loro e se l’avrai non troverai mai la via giusta:  ed è questo l’omaggio dovuto alla poesia di Jolanda Inasana, riconoscerle il tempo saturo di ogni sua poesia, ipnotizzante e respingente, la terza persona dialogante di un plurale singolare che ti incalza e ti lega ad ogni cesura, ad ogni paronomasia, ad ogni sillaba dura e cruda che lei ha portato in vita.

S. Sambiase

La patria e la concordia. Il due giugno e una poesia di Aurelia Petrucci

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Per la festa della Repubblica del due giugno non scegliamo una dedica di eroi bellici e di parate militari. Preferiamo una poesia di un’autrice senese del XVI secolo, Aurelia Petrucci, che compose un sonetto richiamando l’unità e l’armonia come valore di Patria.  Di questa autrice sono sopravvissute solo due poemi in forma completa, fra cui “Dove stà il tuo valor, Patria mia cara “, un lavoro di grande intelligenza e sagacia politica. La  Siena dei primi anni del 500 dove l’autrice nacque e visse parte della sua breve esistenza, era una città aperta alla partecipazione delle donne alla vita intellettuale (in un saggio dedicato ad Antonio Vignali si annota che la poeta era un’animatrice della vita culturale senese).  La letterata possedeva  una posizione di spicco data l’importanza politica della famiglia Petrucci, che la  conservò fino al 1555 quando la città perse la sua indipendenza da Firenze.  La poesia “Dove stà il tuo valor, Patria mia cara”  è un lamento per la propria città, dove sembrano regnare sofferenze e tumulti causate da continue discordie, mentre la poeta avverte che solo la concordia salverà tutti dal dolore”* .

 

AURELIA PETRUCCI

(1511-1542)

Dove stà il tuo valor, Patria mia cara;
Poichè il giogo servil misera scordi,
E solo nutri in sen pensier discordi
Prodiga del tuo mal, del bene avara?
All’ altrui spese, poco accorta impara,
Che fa la civil gara, e in te rimordi
gl’ animi falsi, e rei fatti, concordi
A tuo sol danno, e a servitute amara.
Fa de le membra sparse un corpo solo,
Ed un giusto voler sia legge a tutti,
Che allora io ti dirò di valor degna.
Così tem’ io, anzi vegg’ io, che in duolo
Vivrai misera ognor piena di lutti;
Che così avvien, dove discordia regna.

 

 

 

*citazione dal libro “Receptions of Antiquity, Constructions of Gender in European Art – 1300-1600”,
trad S. Sambiase