A Bologna si trovano ormai da anni per un loro percorso comune sulla discussione poetica. Una parte del loro lavoro è racchiuso in questa nuovissima antologia, Della propria Voce. Sono dieci poetesse del Gruppo 98 che hanno collaborato a sviluppare gli argomenti e che hanno scritto un’ottantina di poesie correlate dalle riproduzioni delle belle opere da Donatella Franchi. Le autrici sono Paola Cimatti, Leila Falà, Zara Finzi, Serenella Gatti Linares, Loredana Magazzeni, Paola Tosi, Alessandra Vignoli, Vannia Virgili, Anna Zoli, Giovanna Zunica. Riflette Leila Falà: “E’ un’antologia che parla del dare voce alla propria capacità creativa, di ascoltare e dare spazio a quella voce, propria, interiore, a quella spinta a sperimentare, andare oltre, rinnovare. Coltivarne l’esigenza, il desiderio. Ma racconta anche come si lavora, di cosa e come si parla nel Gruppo ’98 Poesia.Riguarda la poesia, riguarda lo stare insieme, il produrre. Il fare al femminile”
Nel libro si notano anche due interventi delle psicologhe Pina Galezzi e di Daniela Palliccia.
Per gentile regalo di Leila Falà vi invitiamo a leggere due poesie dal libro, che è edito dai tipi della QUDU Libri e si trova in vendita nelle librerie e sulle maggiori piattaforme digitali.
Rannicchiata
(da un’immagine affiorata nel dormiveglia)
di Leila Falà
Rannicchiata
come bambina
sul gradino della porta
che introduce alla tua casa.
Minuscola eppure
hai capelli solo bianchi
guardi e pensi se stare ancora
oppure entrare.
La casa al chiuso offre l’interno
il gradino offre la strada
il giardino offre l’esterno.
Lo stare è la perenne soglia.
Lo sguardo al lontano
la fronte al pavimento
i gomiti sulle ginocchia
le mani pencolanti foglie.
Ne resta di tempo per fare
per essere ancora altro.
Rinnovarsi? È con stanchezza
che pensi al da farsi.
Energia da trovare.
Come se sbagliare costasse tutto.
Come se tornare fosse interdetto.
Ma non è forse stato sempre così
lancinante pericoloso e ultimo il cambiamento?
Esperimento pericoloso
Tira e tira e tira e fai
sul filo del poi, che vengo, che dai
che è tardi, che faccio, che vedo
che dico e preparo, sistemo, poi scrivo.
Poi. È più tardi che scrivo
amica che vedo, che corro – mi manchi –
a prendere col pensiero
mentre compro il prosciutto.
Aspetta che ti telefono prima
di cena, dopo la spesa, dopo la cena, ma che
nessuno si accorga che sono tornata
e neanche che manco, ancora, da casa
non manco, ci sono, solo
non posso chiamarti, amica.
Ti scrivo più tardi un messaggio.
Non posso, non va. Sai, mi lascia il marito
lo sai? Tu che fai? Che dici? Che fai?
Ti sei separata? Anche tu?
(come mai? come me?)
Ma ora non posso.
Ti parlo domani o forse giovedì.
Ora vado.
È la fretta del tempo, la cena, la casa, ti vedo
mi manca, mi manchi, sei un poco sparita.
E poi scrivo, è poi che io scrivo
stanotte.
Ora mi manco. Stanotte col silenzio dovuto
col marito che attende o che va, che saluta.
Sei sparita, è sparito.
Io che salto il tempo che occorre
a lasciar decantare il tempo
di amare e di restare.
Mi manca, mi aspetta, mi vede.
Io vado e spero.
Se posso respiro.
Pericolo so.
Sei donna di valore
di Loredana Magazzeni
Sei donna di valore, ma te lo dico in privato
in pubblico mi presentano uomini
poeti, essi hanno il polso della
situazione poetica, si confrontano con altre
cerchie poetiche. Noi, ci troviamo in privato
parliamo piccolo. L’affetto che sentiamo
l’una per l’altra è cosa di poco conto
per chi guarda da fuori. Noi non vediamo
noi stesse, se ci affacciamo allo specchio
poetico: decenni di lavoro costante
annullati da migliaia di sguardi
che dicono no, non esisti, non esisti
non tentare di esistere, senza di me.